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Vuoi dare le dimissioni dal lavoro? Ecco le regole da seguire e le sanzioni da pagare

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Daniele Orlandi

Hai deciso di cambiare posto di lavoro e pertanto di dare le dimissioni? Attenzione, c’è una procedura da seguire per non incappare in ostacoli burocratici. Sono due gli aspetti fondamentali ai quali prestare attenzione

Gli ultimi anni non sono stati semplici tra pandemia di Covid e crisi economica e questa situazione complessa ed in divenire ha portato molte persone a decidere di dare una svolta alla loro vita e cambiare percorso professionale. Un lavoro insoddisfacente o poco vicino alle proprie attitudini è la ragione che ha spinto tanti ad arrivare alla conclusione di dare le dimissioni e cercare una nuova occupazione o avviare un’attività in proprio.

Dipendente a tempo indeterminato: come dare le dimissioni, le regole
La procedura da seguire per dare le dimissioni (Ilovetrading,it)

Ma quando un lavoratore decide di rassegnare le dimissioni deve tenere presente che vi è una specifica procedura da seguire per evitare di ritrovarsi a dover affrontare una serie di problematiche di tipo burocratico. E, nella fattispecie, vi sono due aspetti di fondamentale importanza ai quali occorre prestare attenzione.

Dimissioni dal lavoro? Se vuoi darle attenzione alla procedura da seguire

Anzitutto è bene sottolineare che la decisione può essere presa senza dover fornire giustificazioni o rendere conto ai vertici aziendali delle ragioni che vi abbiano spinto a farlo. Ma ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato deve ricordarsi anzitutto di comunicare le dimissioni mediante procedura telematica: la si può trovare accedendo al portale del ministero del Lavoro. Secondo importante aspetto è quello di rispettare, come previsto dal contratto collettivo, il necessario periodo di preavviso.

Rassegnare le dimissioni: qual è il periodo di preavviso da rispettare
Dimissioni vanno presentate anche per via telematica (Ilovetrading.it)

Questo a meno che non sussistano alcune specifiche eccezioni quali ad esempio la giusta causa; se tale periodo di preavviso non viene rispettato, il datore di lavoro potrebbe rivalersi sul lavoratore il quale potrebbe dovergli corrispondere una somma equivalente allo stipendio che, in caso di preavviso ‘lavorato’ avrebbe percepito.

Del resto questo obbligo è stato stabilito a tutela del datore di lavoro stesso. Si tratta infatti di un lasso di tempo utile per cercare una figura in sostituzione del lavoratore dimissionario e riorganizzare la produzione aziendale. Potrà ad esempio scegliere un sostituto tra i dipendenti già assunti in azienda o assumerne uno nuovo che dovrà essere formato per poi entrare effettivamente in attività.

Il periodo di preavviso, infatti, varia a seconda del ruolo del dipendente che presenta le sue dimissioni e tale durata è stabilita dai contratti collettivi in base al livello contrattuale e all’anzianità di servizio. Un dipendente di alto livello e da molti anni in azienda dovrà dunque presentare le dimissioni diverso tempo prima rispetto ad un neo assunto. Qual è il tempo medio di preavviso? Difficile a dirsi perché molto variabile in base alle specifiche attività: si va da poche settimane ad alcuni mesi.

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