Casi di sfruttamento disumano che diventano sempre più frequenti. Persone costrette a lavorare 12 ore per 2 euro l’ora.
Il lavoro è un diritto. La Repubblica Italiana si fonda sul lavoro onesto. Purtroppo trovano sempre più spazio i casi di sfruttamento. Oggi vi sveliamo una storia che ha dell’incredibile.
Il lavoro deve migliorare la vita non peggiorarla né farci correre il rischio di perderla. Lavorare è un diritto esattamente come è un diritto essere retribuiti in misura consona a ciò che si fa. Pensavamo di esserci lasciati alle spalle le atroci storie di schiavismo ma purtroppo non è così. I casi di sfruttamento sono sempre più frequenti e si espandono a diversi settori. Ad essere sfruttati non sono solo i braccianti che raccolgono pomodori al Sud. Non è raro sentire giovani – ma anche meno giovani- che lavorano più di 40 ore a settimana per 400 euro.
Purtroppo il mondo del lavoro sta peggiorando e i diritti conquistati a fatica dalle precedenti generazioni, vengono sempre più spesso calpestati. A fronte di casi – che certamente esistono – di persone che preferiscono percepire il Reddito di cittadinanza piuttosto che lavorare, ci sono milioni di persone che vorrebbero lavorare ma a condizioni dignitose.
Costretti a lavorare 12 ore al giorno per 2 euro
Sentiamo spesso ristoratori o imprenditori lamentare il fatto di non trovare personale perché i giovani non sono disposti a fare sacrifici e preferiscono il Reddito di Cittadinanza. Oggi, al contrario, vi raccontiamo una storia di lavoratori che, pur di lavorare, hanno accettato condizioni disumane.
Venivano pagati 2 euro all’ora per 12 ore al giorno, weekend incluso. Questa tremenda realtà è andata avanti per anni alla Tecnova, nota azienda salentina che ora è
finita nel mirino degli ispettori a causa delle disumane condizioni in cui riversavano i dipendenti. L’azienda in questione si occupava della costruzione di impianti fotovoltaici.
Ad essere sfruttati erano 400 extracomunitari costretti a lavorare sette giorni su sette per dodici ore al giorno, pagati una miseria. I sette responsabili dell’azienda sono stati condannati dalla Corte d’Assise di Lecce con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù ed estorsione aggravata.
L’azienda salentina fu attenzionata già nel 2011 quando i responsabili vennero accusati di aver assunto cittadini extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno per la realizzazione dei lavori nei campi. A rincarare la dose arrivano ora le accuse inerenti le condizioni in cui tali extracomunitari erano costretti a lavorare. Parliamo di lavori usuranti effettuati dalle 12 alle 20 ore al giorno con un guadagno di 2 euro l’ora e senza alcun giorno di riposo. “Stiamo peggio dei nostri nonni sfruttati nei campi di cotone” – ha affermato uno dei lavoratori che ora chiede di essere risarcito per tutto ciò che ha dovuto subire nel corso degli anni. E purtroppo di casi come questo l’Italia è piena. E se certi giovani poi non accettano determinate condizioni, non si può sempre dare la colpa al Reddito di Cittadinanza.