Pessime notizie per quanto riguarda le pensioni. I numeri non mentono e mandano su tutte le furie milioni di pensionati.
Pessime notizie sul fronte delle pensioni. Ad essere maggiormente colpiti coloro che si ritireranno dal lavoro proprio quest’anno. Vediamo nel dettaglio che cosa sta per accadere.
Il Governo Meloni sta lavorando ad una importante riforma delle pensioni. In particolare si cerca di agevolare l’uscita anticipata dal mondo del lavoro attraverso diverse soluzioni. Da Opzione Donna- che è stata riconfermata- passando per l’Ape sociale e l’ampliamento della lista dei lavori usuranti: le possibilità per andare prima in pensione non mancano.
Tuttavia non mancano neppure gli imprevisti e, se avete finalmente raggiunto gli anni contributivi necessari per godervi quanto faticosamente guadagnato, al varco vi attende una brutta sorpresa. Chi andrà in pensione quest’anno o il prossimo ha poco da gioire purtroppo perché potrebbe vedersi riconosciuto un assegno pensionistico assai misero e deludente.
Pensioni: ecco cosa sta succedendo
Le brutte notizie di oggi devono la loro ragione di essere ad una riforma lontana negli anni, la riforma Dini/Treu che decretò il passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo. Come dice il nome stesso, con quest’ultimo sistema, i contributi versati dal lavoratore hanno un peso determinante.
Fin qui tutto bene. Il problema è dato dal fatto che i contributi devono essere rivalutati ogni anno. In un anno in cui l’inflazione ha raggiunto livelli altissimi, i contributi vengono “svalutati” e, pertanto, l’assegno pensionistico si riduce notevolmente rispetto all’ultima busta paga del lavoratore.
In base a quanto stabilito alla legge Dini/Treu del 1996, il montante contributivo – cioè la somma di tutti i contributi versati da una persona durante gli anni di lavoro- viene rivalutato in base al tasso prodotto dalla media del tasso medio del Pil degli ultimi 5 anni. Pertanto in Italia il valore delle pensioni dipende dalla capacità del Paese di generare un Pil.
In anni in cui l’inflazione colpisce duro, la rivalutazione dei contributi sarà a svantaggio dei pensionati. In base ai calcoli degli esperti è stato stimato che coloro che andranno in pensione nel 2024 avranno una rivalutazione dei contributi senza precedenti: – 9,5% netto, che ovviamente avrà gravi conseguenze sulle pensioni. E nei prossimi anni questo trend disastroso proseguirà.
È stato calcolato che, a partire da quest’anno e per i prossimi, l’assegno pensionistico sarà di molto inferiore all’ultimo stipendio. Sono state formulate 3 ipotesi basandosi su tre diversi Pil:
- con l’ipotesi di un Pil dello 0%, se l’ultimo stipendio è stato di 2.500 euro lordi, la pensione sarà pari a 1.325 euro;
- con l’ipotesi di un Pil dell’1%, se l’ultimo stipendio è stato di 2.500 euro lordi la pensione sarà pari a 1.550 euro;
- infine, con l’ipotesi di un Pil al 2%, e ultimo stipendio sempre di 2500 euro lordi, l’assegno pensionistico sarà di 1.825 euro.