La povertà in Italia ha cominciato ad essere un vero problema con l’inizio della pandemia e poi con la guerra in Ucraina. La situazione è disperata.
In Italia abbiamo la fortuna di avere un’economia che, pur con diverse criticità, è solida e tende ad aumentare. Ne consegue che la maggior parte degli italiani può vivere una vita dignitosa. Questa fetta di popolazione si sta pericolosamente assottigliando.
In Italia sono sempre di più le persone che muoiono in povertà assoluta. Non si tratta di una tendenza in aumento a causa dei recenti avvenimenti internazionali, in particolare la pandemia e, in seguito, lo scoppio della guerra in Ucraina. I dati ci pervengono dalle ricerche dell’Osservatorio fio.PSD, che ha raccolto informazioni sulla popolazione italiana senza fissa dimora. Dai dati si scopre che nel 2022 393 persone sono morte senza avere neanche una casa a cui tornare. Lo stesso osservatorio non mostra speranze di miglioramento nel 2023, visto che nel solo mese di gennaio le vittime delle condizioni dettate dalla povertà assoluta sono state 50.
L’osservatorio fio.PSD presenta ulteriori dati statistici in merito alla ricerca. In primis vediamo che i decessi non sono concentrati, come verrebbe facile pensare, nei mesi invernali con le emergenze freddo, ma spalmati più o meno uniformemente in tutto l’anno. Tra la popolazione senza fissa dimora in Italia le morti sopraggiungono per tutte le fasce d’età, dagli under 30 (circa il 15%) agli over 70 (circa l’8%). I decessi sono in prevalenza di uomini (91%) e sono moltissimi tra questi gli stranieri (60%). Si tratta di dati decisamente preoccupanti per il nostro paese.
Essere una persona senza fissa dimora in Italia è una delle condizioni peggiori in cui qualcuno si possa trovare. Si tratta di una forma estrema di povertà, che rende la persona qualcuno al di fuori del tessuto sociale, rendendo non solo la condizione economica e di salute, ma anche i rapporti umani estremamente difficili. Per le persone senza fissa dimora è anche estremamente difficile intercettare gli aiuti offerti dallo Stato, in quanto questi, nella maggior parte dei casi, necessitano di un indirizzo di residenza per la domanda. In molti sono costretti a rivolgersi ad associazioni benefiche che distribuiscono aiuti su base volontaria oppure, in alcuni casi, darsi alla piccola criminalità.
Ci sono poi da considerare anche i problemi che la condizione di senza fissa dimora porta alla psiche dei diretti interessati. In una società come la nostra, in cui vige la morale meritocratica secondo cui a sforzi e capacità segue successo, chi si trova in condizioni di estrema povertà tende a sprofondare sempre più nella depressione.
La lotta alla povertà e all’esclusione sociale sono temi che hanno fatto capolino nel dibattito pubblico in seguito alla pandemia di Covid-19. Con il lockdown, le chiusure delle aziende e i licenziamenti in massa si è tornati a parlare di persone che si ritrovano senza lavoro e senza prospettiva da un momento all’altro.
Non a caso anche il Governo Meloni, notoriamente contrario alle misure di assistenzialismo generico, sta lavorando a una misura come il MIA, che intende fare quello che faceva il reddito di cittadinanza, ma con dei miglioramenti.
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