La Direttiva spaventa le famiglie e le case esentate sono poche e sono solo quelle dei ricchi. Impatto preoccupante.
La Direttiva Case Green penalizza i poveri e li colpisce con la richiesta di un esborso irrealistico e fortissimo. Entro il 2030 e poi di nuovo entro il 2033 si dovranno fare lavori di efficientamento energetico dal costo di circa 50-60mila euro per un appartamento in condominio e oltre 100 mila euro per una villa indipendente. La stampa oggi sta parlando molto del fatto che tante case sarebbero esentate dalla direttiva.
Vediamo come queste esenzioni in realtà siano ben poco utili. Ad essere esentate dalla Direttiva Case Green sono le case costruite prima del ’45 vale a dire quelle case storiche che si trovano nei centri delle città e che sono normalmente abitate dalle famiglie più ricche. Sono anche esonerate degli efficientamenti le case abitate per quanto meno di 4 mesi all’anno. Quindi la famiglia ricca che vive in centro città e che ha anche un paio di ville al mare o in montagna sarà clamorosamente esentata dalla stangata europea.
Il grosso delle famiglie italiane vive in palazzine costruite dagli anni sessanta a oggi. Queste palazzine sono state costruite in pieno boom edilizio e sono proprio queste a non essere esentate dalla direttiva. La maggioranza delle case italiane quindi costringerà i proprietari a mettere in campo questi costosissimi lavori di efficientamento energetico. Una famiglia che già oggi a stento arriva a fine mese dovrà trovare 60.000 euro per dotarsi di pannelli solari, cappotto termico, doppi infissi e chi più ne ha più ne metta.
La direttiva è molto dura perché nella sua formulazione attuale impone il divieto di affitto e vendita se non si faranno questi costosi lavori. Quindi la famiglia che vive in una zona della città che non sia il pieno centro si ritroverà al bivio se fare questi lavori oppure trovarsi con una casa non affittabile e non vendibile e quindi dal valore di mercato quasi azzerato.
Immaginiamo una normale famiglia del sud che vive in una zona semi periferica della sua città in una casa che vale 100 mila euro. O riuscirà a trovare 60.000 euro entro il 2030 per fare questi lavori oppure la casa nella quale vive non potrà mai essere venduta. Se questa famiglia sarà costretta a spostarsi, magari per cercare fortuna al nord dovrà continuare a tenersi anche la casa al sud e a pagarci l’Imu e le spese condominiali perché sarà impossibilitata dalla legge a venderla.
Le banche e le istituzioni che erogano i mutui stanno sottolineando come la direttiva sia una vera e propria bomba a tempo. Se non viene rimosso il divieto di affitto e vendita questa contorta direttiva creerà danni enormi al mercato immobiliare e al risparmio delle famiglie. Anche il mercato dei mutui rischia di bloccarsi con effetti sistemici su tutta l’economia del Paese.
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