Ci sono delle novità importanti per la cedolare secca sugli affitti. La riforma fiscale ha cambiato le regole e ora serve capire quanto si paga.
La manovra finanziaria 2023 ha confermato e attuato la cedolare secca per gli affitti in Italia. Si tratta di un cambiamento molto importante perché influenzerà i pagamenti e gli adempimenti fiscali che si pagano sui canoni d’affitto, e quindi sull’affitto stesso.
Con la riforma prevista dalla manovra fiscale 2023, le aliquote per il calcolo della cedolare secca rimarranno 2 per tutto il resto dell’anno. La prima è quella al 21% che rappresenta l’imposta sostitutiva IRPEF sui canoni d’affitto a canone libero, mentre la seconda è al 10% ed è prevista nel caso di contratti a canone concordato e nel rispetto di specifici requisiti che verranno richiesti al momento della stipula. Si tratta di un altro modo per calcolare le tasse sui canoni d’affitto, cosa che va a modificare l’importo dell’affitto stesso.
Il regime di tassazione con cedolare secca consente di assoggettare l’importo del canone corrisposto dall’affittuario non con le aliquote IRPEF ordinarie al 23%, 35% o 43%, ma piuttosto con l’imposta sostitutiva al 21% o al 10% sopra riportate. Un risparmio ottimo per chi paga un affitto in ogni caso. Chi sceglie questo tipo di tassazione quando affitta una casa non deve pagare anche le addizionali, l’imposta di bollo e l’imposta di registro quando va a firmare e registrare il contratto. Può usufruire della cedolare secca persone fisiche che abbiano proprietà o un diritto reale di godimento di un immobile dato in affitto. Da notare, tuttavia, come la Legge di Bilancio 2023 abbia cambiato le cose, rendendo il regime fiscale leggermente diverso che in passato.
Le modifiche apportate dal Governo sulla cedolare secca
In particolare la Legge di Bilancio ha stabilito le regole da seguire per quando si applica l’aliquota al 21% e quando quella al 10%. La scelta in questo caso è del proprietario dell’immobile che può decidere di sfruttare l’una o l’altra alternativa consapevole delle regole imposte per entrambe. La differenza sta nel tipo di contratto che si deve stipulare:
- L’aliquota al 10% è valida solo per i contratti d’affitto a canone concordato;
- L’aliquota al 21% è valida solo per i contratti il cui canone d’affitto è a contrattazione libera.
In ogni caso l’aliquota al 10% è più conveniente rispetto a quella al 21%. Non solo per un’intuibile quesitone di calcoli delle somme da pagare, ma anche perché l’aliquota al 10% si applica a contratti su cui le rivalutazione dell’ISTAT non incidono e per questo mantengono un importo fisso per tutta la durata del contratto. L’unico vantaggio portato dall’aliquota al 21% è che il reddito fondiario è considerato parte integrante di quello complessivo. Questo restituisce un volume di tasse più alto e quindi un reddito più basso al fine di calcolare gli importi di certi bonus.
Come si pagano le tasse con la cedolare secca
L’acconto della cedolare secca può essere pagato in due modi diversi. Il primo è quello di pagare in un unico importo entro il 30 novembre, che è possibile soltanto se la cifra è inferiore a 257,52 euro. Se il pagamento da effettuare è superiore a questa cifra, si può optare per il pagamento in 2 rate. Si può pagare una prima rata pari al 40% del totale al 16 giugno e il restante 60% al 30 novembre.