Aumento dei prezzi, pane fuori controllo. Nell’ultimo anno la crisi economica si è abbattuta su milioni di famiglie italiane. Anche un bene primario come il pane ha raggiunto costi mai visti.
Non ci voleva certo la palla di vetro per intuire che dal 24 febbraio 2022, il giorno che i carri armati russi hanno oltrepassato il confine dell’Ucraina, tante cose sarebbero cambiate. Per tutti e non certo in meglio.
Ovviamente, al primo posto vi è il popolo ucraino, vittima di una barbara invasione. Molto dopo arrivano gli altri, coloro che la guerra la vedono a distanza, seguendone i tragici sviluppi attraverso i giornali, i telegiornali o sul web. Sono tutti coloro che della guerra stanno “assaporando” i drammatici effetti collaterali. Gli effetti che si osservano nelle normali azioni quotidiane: fare la spesa, rifornimento per l’auto, pagamento delle bollette.
Da quando ha avuto inizio il conflitto russo-ucraino l’emergenza energetica è stata la priorità assoluta. Deflagrata, in maniera concreta, nel caro-bollette di acqua, luce e gas di famiglie e imprese si è cercata di arginarla grazie a continui bonus e sostegni a chi non ha potuto reggere questo urto devastante. Il caro-carburante non ha avuto certo effetti negativi meno leggeri. Un’altra grande emergenza, a volte trascurata, riguarda il caro-spesa e in particolare il prezzo del pane, che continua a lievitare…
Aumento dei prezzi, pane fuori controllo
Quando si pensa ad un bene primario il pane è sempre al primo posto. Proprio il pane sta pagando il prezzo più alto a causa del conflitto tra Russia e Ucraina. E così i suoi consumatori.
Dallo scoppio del conflitto nel cuore dell’Europa le esportazioni di grano dall’Ucraina sono crollate. Mosca è intervenuta direttamente confiscando parte del raccolto ucraino e impedendo poi che le navi piene di grano potessero salpare. Lo scopo perseguito ai russi è di indebolire il nemico sul campo, ovvero l’Ucraina, ma anche mettere in estrema difficoltà i paesi che hanno pesantemente sanzionato la Russia per la vile invasione. Conseguenza di tutto ciò è la crescita esponenziale del prezzo del pane, che in alcune città ha raggiunto costi mai visti.
Assoutenti, facendo riferimento ai dati Mimit, ovvero del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha stilato la classifica delle 5 città italiane dove il pane costa di più. Sono tutti capoluoghi del Centro-Nord:
- Bolzano: € 6,21
- Venezia: € 5,9
- Ferrara: € 5,89
- Treviso: € 5,08
- Bologna: € 4,96
Accanto ai capoluoghi più cari d’Italia vi sono, però, anche le città dove il pane costa decisamente di meno. In questo caso sono capoluoghi del Centro-Sud:
- Napoli: € 2,18
- Benevento: € 2,45
- Perugia: 2,51
- Terni: € 2,73
- Siena: € 2,82
Le mancate importazioni di grano, mais ed olio di girasole di cui Russia ed Ucraina sono i maggiori produttori del mondo ha comportato un incremento dei costi delle materie prime che si sono poi riversati direttamente sui prezzi al dettaglio. E se non ci voleva certo la palla di vetro per intuire le drammatiche conseguenze della guerra, ce ne vorrà più d’una per vedere quando questa tragedia avrà fine.