In Unione Europea serpeggia la possibilità di una estensione a tutti gli stati membri del reddito minimo. Anche l’Italia potrebbe adeguarsi.
Il 1 gennaio 2024 terminerà il ciclo vitale del Reddito di cittadinanza così come lo conosciamo. La Legge di Bilancio di inizio anno del Governo ha già messo tutto agli atti, ma dall’Unione Europea si fa avanti una nuova idea a cui potremmo essere costretti ad adattarci.
La posizione di Giorgia Meloni rispetto al reddito di cittadinanza e tutte le misure simili è sempre stata molto chiara. Sebbene la sua presenza fosse molto importante come aiuto sociale, aveva fallito completamente riguardo il fine prefissato di portare gli italiani fuori dal problema della disoccupazione. La risposta del Governo è stata quella della cancellazione della misura, ritenuta inutilmente costosa. Con la presentazione della riforma sul lavoro, è però arrivata una misura sostitutiva, che possa essere un miglior ammortizzatore sociale del reddito di cittadinanza mentre altre misure si occupano del problema della disoccupazione.
Giorgia Meloni ha creato la Misura di Inclusione Attiva, o MIA, che sarà disponibile già da settembre 2023. La differenza con il reddito di cittadinanza è che non sarebbe una misura di accompagnamento, ma piuttosto di emergenza, che quasi forzi le persone a trovare lavoro. Il MIA fa una differenziazione tra 2 tipi di nuclei familiari da aiutare: quelli composti da persone occupabili, ossia da persone abili al lavoro di età compresa tra 18 e 59 anni, e quelle composte da persone non occupabili. Per gli i non occupabili ci sarà un sussidio mensile dal valore minimo di 375 euro al mese per 18 mesi, con possibilità di una sola proroga di 12 mesi. Siamo ben al di sotto delle cifre offerte dal reddito di cittadinanza, che permetteva 500 euro al mese ai richiedenti per un periodo di 18 mesi rinnovabile per altrettanti.
Il reddito di base europeo, l’Italia potrebbe doversi adeguare
Esattamente opposta è la posizione dell’Unione Europea nei confronti del reddito per tutti. Il Parlamento Europeo ha espresso l’aspirazione ad un’Europa più attenta all’assistenza verso le fasce a rischio, cercando con maggior forza di combattere l’esposizione alla povertà e all’esclusione sociale. Questo si traduce nella richiesta da parte di Ursula Von Der Leyen di introdurre in tutti i paesi europei un reddito di base che sia la soluzione a questi problemi.
Si tratterebbe di un reddito generale e universale per tutti i cittadini europei, in modo che nessuno sia sotto la soglia della povertà assoluta. La necessità di questa misura per tutta l’area Euro è partita con la pandemia, nel momento in cui il 95% degli europei ha rischiato la povertà e l’esclusione sociale.
Visioni discordanti tra Italia ed Unione Europea
L’idea che la politica europea ha del reddito di base per i cittadini va in forte contrasto con la visione dell’esecutivo italiano, che sta invece cercano di eliminare il più possibile gli aiuti generalizzati.
Secondo in Governo una misura del genere non sarebbe sostenibile economicamente, soprattutto in questo momento storico in cui l’Italia sta attraversando un periodo di grandi riforme che necessitano di molti fondi.