Le tasse sulla prima casa subiranno delle modifiche sostanziali, alcune sono già in atto ed è utile capire cosa cambierà prima di acquistare un immobile.
L’acquisto di un immobile comporta sempre delle tasse, tuttavia ci sono delle differenze in base al tipo di casa, se si tratta della residenza principale o meno, l’Iva e le imposte applicate, quelle catastali e quella ipotecaria, il bollo.
Ancora oggi l’immobile risulta tra le principali fonti di investimento però su questa linea è utile fare attenzione, non sempre conviene effettivamente. Quando si sceglie di acquistare la prima casa, spesso bisogna rivolgersi ad un istituto di credito o banca per poter ottenere un mutuo. Ma cosa accade dopo? Quanto bisogna pagare? Ci sono delle agevolazioni ma il settore sta subendo profondi cambiamenti.
Le imposte relative alla prima casa, ovvero quella in cui si ha la residenza, cambiano a seconda di alcuni fattori. In generale quando si accede al primo immobile si ha sempre un’agevolazione, già per la seconda è molto diverso sia dal punto di vista della tassazione che per quanto riguarda i mutui. Negli anni ci sono stati grandi incentivi per la prima abitazione, soprattutto per aiutare i più giovani.
Tra le principali imposte abbiamo: Iva, imposta di registro, imposta ipotecaria, catastale, di bollo e ipotecaria. La situazione cambia se l’acquisto è finalizzato da un’impresa piuttosto che da un privato. Ad esempio la cessione è esente da Iva e le altre sono ridotte: l’imposta di registro è del 9%, l’imposta ipotecaria è 50 euro e quella catastale è di 50 euro.
Il pagamento dell’Iva si effettua solo in alcuni casi, la cessione di immobili quando è ad uso abitativo non prevede il pagamento quando la vendita è effettuata entro 5 anni dalla costruzione oppure quando la cessione riguarda degli alloggi sociali. Invece bisogna pagare l’Iva al 10% per le categorie catastali A/1, A/8 e A/9, laddove invece non ci siano le condizioni agevolate di prima casa allora è al 22%. L’imposta di registro, quella ipotecaria e quella catastale invece sono 200 euro quindi per un totale di 600 euro. Se la casa è soggetta ad Iva bisogna calcolare la base imponibile che è il prezzo di cessione dell’immobile.
Quando si effettua l’acquisto da un privato, l’acquirente deve pagare: imposta di registro del 9%, imposta ipotecaria di 50 euro, imposta catastale di 50 euro. Le imposte vanno versate direttamente al notaio all’atto della firma. Nei casi di acquisto di immobile esente da Iva comunque l’imposta di registro è obbligatoria e non può essere inferiore ai 1000 euro. Questa è una tassa indiretta che riguarda ogni tipo di “trasferimento di ricchezza” e quindi va pagata per le registrazioni delle scritture sia pubbliche che private.
Quindi, concludendo, per gli acquisti da imprese esenti da Iva o da privati, si paga solo il 9% di imposta di registro, 50 euro di imposta catastale e 50 di imposta ipotecaria. Invece per vendite attraverso imprese soggette ad Iva si paga per la prima casa il 10% sul valore dell’immobile, se è di lusso 22% e 200 euro per imposta di registro, 200 euro per quella ipotecaria e 200 euro per imposta catastale.
Se si paga l’Iva si applica l’imposta sul prezzo di acquisto, se non si paga bisogna pagare l’imposta di registro sul valore catastale. Quindi l’imposta di registro deve essere comunque non meno di 1000 euro ma in questo caso non si applica imposta di bollo, tributi catastali e tasse ipotecarie. Mentre, solo per quelle soggette ad Iva, bisogna pagare anche l’imposta di bollo di 230 euro e la tassa ipotecaria di 90 euro.
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