Anche i lavoratori autonomi ed i titolari di Partita IVA possono richiedere un mutuo alla propria banca: scopriamo in che modo ed attraverso quali garanzie.
Quando parliamo di mutui, parliamo di garanzie. E sappiamo che, a riguardo, dobbiamo fare una distinzione importante tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti: gli autonomi ed i liberi professionisti possono offrirne meno. Questo perché a differenza dei lavoratori dipendenti non hanno contratti professionali che garantiscano un guadagno mensile certo.
Per questo motivo, per un lavoratore autonomo titolare di Partita IVA, rivolgersi ad una banca per ottenere un mutuo può risultare un miraggio proprio per l’impossibilità di garantire introiti mensili certi e ricorrenti su cui basare il prestito, ad esempio per acquistare una casa oppure un autoveicolo. Tuttavia ci sono valide alternative che possono convincere la banca riguardo all’opportunità di concedere un prestito ad un libero professionista e che sussistano le condizioni di tutela in caso sopraggiunga una sitazione di eventuale insolvenza: scopriamo quali sono, le loro criticità ed i loro punti di forza.
Partiamo da una prima necessità: per concedere un mutuo al titolare di una partita IVA, la banca richiede al titolare richiedente di presentare la dichiarazione dei redditi degli ultimi due anni tramite il Modello Persone Fisiche. Il primo requisito, dunque, è di essere in possesso della Partita IVA e di adoperarla regolarmente e con continuità da almeno 24 mesi.
Come possono ottenere un mutuo i liberi professionisti titolari di Partita IVA: le garanzie interne ed esterne
Tra i requisiti di base il richiedente deve essere maggiorenne, avere la residenza o il domicilio fiscale in Italia ed avere la cittadinanza italiana o, in alternativa, all’interno dell’Unione Europea. Dopodiché, entrando nel merito dell’attività professionale svolta, deve dimostrare che sia in buona salute, ovvero che produca reddito sufficiente per coprire il prestito e che l’ingresso di liquidità avvenga in modo continuativo, e che non ci siano debiti pendenti.
A questo punto, se la banca riterrà che il profilo del richiedente soddisfi debitamente il coefficiente di rischio del prestito, ecco che avanzerà la richiesta di ulteriori documenti, come gli estratti conto bancari e della Camera di Commercio Industria e Artigianato, il bilancio societario dell’anno precedente e, nel caso della richiesta di un mutuo per l’acquisto di una casa, atti relativi al compromesso ed alla promessa di vendita.
Quanto alle garanzie esterne, è possibile per i titolari di Partita IVA valutare anche la possibilità di una fideiussione, ovvero la garanzia offerta da un famigliare o conoscente di poter provvedere al pagamento delle rate del mutuatario nel caso questi dovesse risultare inadempiente. Una forma alternativa e simile alla fideiussione é rappresentata anche dalle associazioni di categoria: in caso il libero professionista sia iscritto ad una di esse e nel caso questa prevede tra i propri servizi di offrire il ruolo di garante, ecco che può essere presentata alla banca come ulteriore prova di solidità contro il rischio di insolvenza. Solitamente in questi casi le associazioni arrivano a garantire fino ad un massimo del 50% del valore del mutuo.
Insomma le possibilità non mancano. E per i liberi professionisti, la mancanza di un lavoro da dipendente a tempo indeterminato può non risultare un deterrente insormontabile per rivolgersi ad una banca e richiedere un mutuo.