Il congedo di paternità è una misura a sostegno dei neo papà che può essere richiesta dai lavoratori per passare del tempo con il nascituro.
Recependo la disciplina europea che impone un bilanciamento tra la vita privata familiare e quella lavorativa anche l’Italia ha dato seguito a una misura che consentisse ai genitori di trascorrere un periodo con il nuovo nucleo familiare senza impegni lavorativi.
Si tratta di un permesso retribuito in cui il dipendente si astiene dal lavoro per concentrarsi sugli impegni familiari e, in particolare, all’arrivo del nuovo componente. Scopriamo quando spetta e come farne domanda nei vari casi. Il congedo per i papà rappresenta una svolta rispetto al passato e apre ad una serie di tutele maggiori verso i genitori in generale ma, nel caso particolare, verso i papà che sicuramente hanno dovuto fare i conti con un minor tempo a disposizione con i nascituri a causa degli impegni lavorativi.
Congedo di paternità 2023
Il congedo di paternità permette a tutti i padri che lavorano di poter ottenere 10 giorni di sospensione dal lavoro. Questo può essere richiesto nei 2 mesi precedenti alla nascita e fino ai cinque successivi. Si rivolge a tutti i lavoratori, pubblici e privati, in vista di una migliore ripartizione dei compiti tra uomini e donne. Si applica non solo per i figli naturali ma anche per adozione e affidamento. Non si può applicare a lavoratori autonomi o iscritti alla Gestione Separata, quindi solo in caso di rapporto di lavoro dipendente.
Per richiedere il congedo è possibile farlo con un anticipo minimo di cinque giorni rispetto alla data necessaria e va comunicato anche al datore di lavoro specificando che si tratta di giorni di congedo obbligatorio. Laddove il pagamento avvenga direttamente tramite l’Inps, è disponibile online un servizio dedicato, per gli altri invece è possibile fare domanda tramite la propria amministrazione.
Il congedo spetta quindi ai lavoratori delle pubbliche amministrazioni, ai lavoratori domestici, a tutti i lavoratori a tempo determinato. Ovviamente deve sussistere al momento della richiesta un rapporto di lavoro attivo quindi non vale per i lavori da iniziare successivamente o per quelli terminati. Oltre i 10 giorni è anche possibile chiedere un ulteriore giorno facoltativo. Nel caso specifico dei figli adottivi la data è calcolata dall’arrivo del minore in famiglia che viene equiparata al giorno del parto. L’indennità viene pagata dal datore di lavoro che anticipa il credito poi corrisposto da parte dell’INPS, per i dipendenti pubblici invece viene pagata direttamente dall’ente.