Lavorare solo 3 ore al giorno è qualcosa che potrebbe davvero diventare realtà tra qualche anno? C’è chi dice di si.
Il periodo storico che stiamo vivendo è alquanto complesso. Un concentrato di eventi negativi, di diversa natura, sembrano si siano dati appuntamento per creare le basi per una situazione, dal punto di vista economico-sociale, che definire esplosiva non sembra affatto un’esagerazione.
Il governo italiano cerca soluzioni per ovviare, o perlomeno rendere meno drammatico questo momento storico che sta lacerando famiglie, imprese e, di conseguenza, l’economia del nostro paese nel suo complesso. I temi caldissimi sono ben presenti sul tavolo del governo, dell’opposizione, dei sindacati e degli imprenditori. E se i temi sono quelli del lavoro, del salario, eventualmente anche del salario minimo, del reddito di cittadinanza o della misura denominata Mia che dal mese di settembre 2023 l’andrà a sostituire, che di fatto pongono all’attenzione infinite questioni, sono proprio le risposte a tali domande che tardano maledettamente ad arrivare.
Di questo, ed altro, si sta parlando al Congresso della Cgil in corso a Rimini. Il mondo sindacale, quello della politica e dell’imprenditoria si stanno confrontando, discutendo, per cercare una linea comune da seguire. In un periodo come quello che stiamo vivendo, segnato da una profonda crisi economica esplosa, purtroppo è proprio il caso di dirlo, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha dato il via ad un folle conflitto, il tema del lavoro e dei salari assurgono a ruolo di protagonisti assoluti. E c’è qualcuno che, cercando di dare risposte per l’immediato futuro, volge lo sguardo indietro e si rifà ad un grande economista del passato.
“Tra cent’anni, risolti tutti i nostri problemi economici, ci rimarrà da affrontare la grande questione del tempo libero. Sarà sufficiente lavorare tre ore al giorno e avere libero tutto il resto della giornata“, queste le parole di John Maynard Keynes (1883-1946), considerato il più grande economista del XX° secolo.
Al Congresso della Cgil sembra che una componente politica italiana sia perfettamente d’accordo con la teoria keynesiana. È Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che ancora non è riuscito a smaltire la rabbia e la delusione per come il governo di Giorgia Meloni abbia buttato alle ortiche la misura pentastellata del Reddito di Cittadinanza, misura che intendeva combattere la povertà e favorire l’inclusione per vederselo poi sostituito dal sussidio Mia che però erogherà importi assai inferiori.
Giuseppe Conte si tuffa allora nel pensiero del grande economista britannico e pone le tre ore lavorative al giorno come obiettivo da perseguire per l’intera umanità. Al momento, però, il pensiero di John Maynard Keynes non è altro che una chimera. Purtroppo. Per Giuseppe Conte e…per tutti noi.
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