Come incide la cassa integrazione sul conto dei contributi per la pensione? Ecco come sono i calcoli aggiornati alla legge del 2023.
La cassa integrazione è una situazione di intermezzo per i lavoratori dipendenti il cui datore di lavoro si trova in un periodo difficile e non può più sostenerli. In quanto tale, qual è il legame con la contribuzione a fine pensionistico?
Per un lavoratore dipendente in Italia andare in pensione coi tempi giusti è già molto difficile a causa del sistema pensionistico che sposta l’età pensionabile sempre più in avanti. Se si dovesse recuperare durante la propria vita lavorativa anche i periodi di contribuzione passati in cassa integrazione, il pensionamento sarebbe solo un lontano miraggio. Fortunatamente non funziona così, e anche il periodo di cassa integrazione permette di accumulare contributi che valgono per il calcolo dei requisiti della pensione e per quello dell’assegno pensionistico.
In casi di grande difficoltà economica per un’azienda, questa può richiedere la cassa integrazione per i suoi dipendenti. Secondo la legge, queste difficoltà devono essere frutto di avvenimenti transitori e non imputabili all’imprenditore, né ai lavoratori. Un esempio perfetto lo ha mostrato la pandemia, quando molte aziende italiane hanno richiesto la cassa integrazione visti i problemi di produzione e il lockdown. Questa misura serve per permettere alle aziende di passare i momenti di forte crisi senza dover essere obbligate a licenziare i propri lavoratori, e permettere a questi ultimi di avere uno stipendio fisso anche in questo periodo di stop forzato.
La cassa integrazione e i contributi, ecco come funziona
Il dubbio per quanto riguarda le pensioni è legittimo. Se il lavoratore è costretto a fermarsi, come fa a raccogliere contributi per il calcolo dell’importo pensionistico? Secondo la legge 2023, la cassa integrazione non intacca, se non in minima parte, la futura pensione. Per il periodo di cassa integrazione il lavoratore ha diritto a contributi figurativi a fini pensionistici che vengono calcolati sull’80% del reddito percepito in caso di lavoro ordinario. Questo porta nella maggior parte dei casi a una riduzione dell’importo dell’assegno pensionistico, visto che vengono impiegati meno contributi. Solo in alcuni casi il valore della pensione non viene intaccato.
La pensione non perderà totalmente i suoi anni di contributi, sebbene questi saranno versati in ammontare più basso rispetto al solito. I contributi figurativi della cassa integrazione vengono riconosciuti sia per la cassa integrazione ordinaria, ovvero quella per lavoratori dipendenti da imprese industriali, sia per l’edilizia e per la cassa integrazione speciale. Quest’ultima si divide in due categorie, quella specifica per i lavoratori di imprese artigiane e industriali, e quella specifica per lavoratori di aziende industriali con più di 15 dipendenti.
Come si versano i contributi figurativi della cassa integrazione?
Secondo la legge, i contributi figurativi non devono essere versati né dal datore di lavoro, come avverrebbe normalmente, né dal lavoratore. Vengono accreditati direttamente dall’INPS d’ufficio e senza nessun intervento da parte del lavoratore. Non c’è bisogno di alcuna richiesta di accredito, tutto sarà fatto in maniera automatica. Se però un lavoratore vuole controllare che i contributi siano stati versati correttamente, può controllare la propria situazione contributiva tramite l’app MyINPS.