Una patologia grave e piuttosto diffusa in Italia (e non solo) dà diritto a una pensione di invalidità da parte dell’Inps: ecco tutti i requisiti.
Alzi la mano chi non ha un parente o un amico con problemi alla tiroide. Si tratta purtroppo di una patologia molto diffusa e spesso ingiustamente sottovalutata. Nei casi più gravi possono infatti derivarne gravi conseguenze per tutto l’organismo. Non tutti sanno però che esistono forme di tutela ad hoc per determinate categorie di pazienti.
Dati dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi alla mano, circa il 10% della popolazione italiana è affetta da una qualche forma di tiroidismo: parliamo dunque di 5 milioni di persone o giù di lì. Ad alcuni di loro l’Inps riconosce fino a 550 euro: un piccolo ma prezioso aiuto per alleviare i disagi che tale malattia comporta.
Per chi è affetto da forme gravi di tiroidismo e si vede riconosciuta una percentuale d’invalidità compresa tra il 74% e il 100% è prevista un’indennità erogata dall’Inps. L’assegno varia da un minimo di 291,95 euro a un massimo di 523,82 euro al mese, e viene erogato per 13 mensilità annuali. La procedura di riconoscimento dell’invalidità e la determinazione della relativa percentuale sono affidate alla commissione medica Inps.
Quando la tiroide dà diritto alla pensione di invalidità
Da precisare che l’accesso all’assegno è subordinato al rispetto di determinati limiti reddituali. Nel caso di invalidità al 100%, per esempio, si considera una soglia reddituale annuale pari a 17.271,19 euro. È tuttavia possibile accedere ad altre forme di tutela, dai congedi straordinari per cure al diritto al collocamento mirato, e ai vari benefici previsti dalla 104/92, tra cui l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo e altre agevolazioni legate al possesso di un’automobile.
Per quanto riguarda le condizioni di salute, rientrano certamente nello spettro dei problemi gravi alla tiroide le patologie di ipertiroidismo ed ipotiroidismo acuto, le forme di gozzo e la presenza di carcinomi tiroidei. In tutti questi casi, infatti, la malattia condiziona l’intero organismo nella sua funzionalità. Mentre la tiroide cronica autoimmune non è di per sé sufficiente per configurare una forma di invalidità che dia diritto all’assegno. Al fine di chiarire ogni dubbio al riguardo e verificare la propria situazione, la prima cosa da fare è rivolgersi al medico curante per una diagnosi mirata.