Lavoro nero, i nuovi furbetti vengono beccati dalla Guardia di Finanza. Ecco quali sono i pericoli per l’azienda e ci sono le sanzioni.
La Guardia di Finanza non si ferma con i controlli per far uscire fuori tutti coloro che lavorano senza un regolare contratto di lavoro, in modo tale da punire i dati di lavoro che cercano di scavalcare le regole e, per effetto, andare a sanzionare anche chi presta il servizio nell’impresa.
Il pugno di ferro al lavoro nero continua nel 2023, con il governo guidata da Giorgia Meloni che ha come scopo molto definito quello di scovare tutte quei datori di lavoro che utilizzano dipendenti privi di regolare contratto (e quindi senza tutela). E per chi viene trovato dalla Finanza senza contratto le sanzioni sono molto salate: basti osservare di recente quello che è accaduto a un ristorante, a cui è stata applicata una multa di 12 mila euro. Il motivo? Molti lavoratori erano in nero.
Sul tema, si può evidenziare che quasi tutte le settimane ci sono casi in cui la Finanza comunica ai giornali di aver trovato lavoratori in nero: una conferma che questa cattiva usanza tutta italiana va ancora per la maggiore. Una delle tra dei principali motivi per cui si contano ancora questi illeciti è che si forma un risparmio in quanto non si pagano tasse e contributi. A farne le spese però è soprattutto il lavoratore che deve pagarne ogni tipo di conseguenza: non ha ferie, non ha contributi e non gode di nessuna copertura assicurativa. Inoltre, può essere licenziato senza nessun motivo da un momento all’altro. Provocando così un grave danno a se stesso e alle speranze che avanzava su quel lavoro.
Tutte queste ragioni determinano una serie di motivi validi per dire di no a chi offre il lavoro in nero ancora oggi, nel 2023. Una chance valida è di denunciare e portare in tribunale il datore di lavoro e quindi metterlo di fronte alle proprie responsabilità penali e civili.
Molte volte in questi casi il lavoratore non sa cosa fare perché si sente spiazzato e incapace di reagire di fronte a questi situazioni. E non si sa nemmeno da chi recarsi. Una possibilità valida è quella di andare all’Ispettorato del lavoro. Dove? Alla direzione competente sul territorio; Inoltre bisogna comunicare ai soggetti che ricevono la denuncia i dati relativi all’attività e alle mansioni svolte, mettendo in evidenza l’indirizzo della ditta, il giorno di inizio del lavoro, gli orari di lavoro e la retribuzione percepita.
Un altro consiglio: trovare le prove documentali che testimoniano come il lavoro effettuato ed eventuali prove testimoniali a sostegno della querela. Ma non sempre si è soli in questa difficile battaglia che si vuole intraprendere: ecco perché conviene confrontarsi con i sindacati, i quali su questi temi svolgono un’apposita campagna di sensibilizzazione e, ancora di più, possono fornire consulenza di carattere giuridico.
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