La riforma fiscale andrà ad incidere in misura significativa sugli stipendi di milioni di italiani. Vediamo cosa dobbiamo aspettarci.
Il Governo di Giorgia Meloni è nato da pochi mesi eppure sta già apportando diverse modifiche. L’Esecutivo di Centrodestra vuole dire addio ai bonus per ridurre le aliquote Irpef. Analizziamo insieme quali saranno i cambiamenti sugli stipendi.
Salutare – per sempre – i bonus in modo da poter ridurre le aliquote Irpef e poter così aumentare lo stipendio di parte dei lavoratori dipendenti. La direzione della riforma fiscale del Governo di Giorgia Meloni sembra essere questa. Un taglio netto con i suoi predecessori, iniziato con l’addio al Superbonus 110%. La riforma fiscale inizia a prendere forma e potrebbe approdare in Consiglio dei ministri già nel mese di marzo. L’obiettivo è uno ed è molto chiaro: ridurre le aliquote Irpef per poi arrivare a una unica. Il Governo pensa sia questa la strada migliore per aiutare le famiglie piegate dal caro vita e dall’aumento delle bollette di energia e gas.
Si procederà, naturalmente, per gradi: la prima riforma prevede la riduzione della aliquote da quattro a tre. Altrettanto naturalmente si rende necessario trovare i soldi per questo primo passaggio e la soluzione migliore sembra essere quella di ridurre i bonus attualmente in vigore. Il nuovo premier ha del resto più volte rimarcato la sua avversione ai bonus, considerati una forma di assistenzialismo che non solo svuota le casse dello Stato, ma non aiuta nemmeno chi ha bisogno. Meloni ritiene sia più utile avere più soldi in busta paga piuttosto che dei bonus.
Quali bonus verranno eliminati?
A questo punto sorge spontanea la domanda: quali bonus verranno tagliati? Dopo il Superbonus – costato in due anni circa 120 miliardi di euro – a quali altri sussidi dovremo dire addio?
Dal bonus psicologo a quello per gli occhiali, passando per il sussidio trasporti, sicuramente lo spazio di manovra è ampio. L’importante è non fare retromarcia ma procedere. Infatti, per quanto un primo risparmio già si verificherà grazie alla sospensione della cessione dei crediti per il Superbonus e per gli altri bonus edilizi, non è ancora abbastanza. Servono molti più soldi per abbassare le aliquote Irpef e, per questo, il viceministro all’Economia ha già iniziato a valutare gli oneri detraibili al 19%: spese sanitarie, interessi sui mutui, spese per i funerali, assicurazioni sulla vita e spese per lo sport dei figli o per l’università. Tutto questo ha un costo annuo non inferiore a 27 miliardi di euro per lo Stato. Il Governo sta quindi valutando di arrivare a una riduzione delle aliquote Irpef togliendo qualche sconto fiscale.
L’obiettivo del Governo è quello di abbassare le aliquote riducendone sia il numero sia la cifra. Per esempio il primo step sarebbe quello di portare al 15% le aliquote Irpef per i redditi fino a 15mila euro. Lo stesso valore applicato agli autonomi con la flat tax. Ma non ci si fermerebbe certo qui. Almeno non nelle intenzioni. L’Esecutivo pensa che, più avanti, si potrebbe applicare un’aliquota unica del 27% o del 28% per i redditi da 15mila a 50mila euro. Sopra i 50mila euro, invece, l’aliquota potrebbe rimanere quella del 43%. Infine qualcosa potrebbe cambiare anche per l’Iva: potrebbe essere introdotto un sistema simile a quello dei vaccini Covid, con l’esenzione dell’imposta sul valore aggiunto. Una aliquota zero per alcuni beni considerati essenziali.