In Italia c’è un annoso problema culturale legato alla pirateria. Una recente ricerca ha messo in luce che l’atteggiamento generale non è cambiato
Non conosciamo esattamente i numeri del fenomeno, ma nessuno si illude che l’Italia sia diventata una nazione più onesta e rispettosa nei confronti dei limiti imposti dal diritto d’autore e di riproducibilità dei contenuti in esclusiva.
Gli utenti italiani piratano di continuo e ogni tipo di servizio: film, eventi sportivi, servizi di streaming musicale… E perché lo fanno? Perché usufruire di questi servizi attraverso la procedura legale è considerato troppo costoso. O meglio ancora, perché preferiscono avere tutto gratis.
Si pensava che l’arrivo delle piattaforme di streaming legali avrebbe fatto crollare gli episodi di pirateria informatica. I servizi a poche decine di euro mensili per poter avere film, partite, musica, videogame e altri contenuti non hanno però arginato il fenomeno. Un’inchiesta di Time2Play ha cercato di capire qual è il rapporto attuale degli utenti rispetto alla pirateria e quali fattori determinino la scelta di trasgredire la legge. Quant’è ancora diffusa la pirateria? E può considerarsi un malcostume legato a determinati contesti socio-culturali?
Il 68% degli intervistati (tutti italiani) ha ammesso di aver usufruito illegalmente di film o serie TV. Il numero è quindi elevatissimo. Di certo superiore a quello dei “pirati” degli altri Paesi europei. L’idea è quindi che quasi tutti, almeno una volta nella vita abbiano scaricato o visto tramite siti streaming illegali materiale protetto da diritti d’autore.
Fra tutti questi “pirati” italiani, il 63,8% ha confessato di aver piratato dei contenuti che non erano presenti in piattaforme legali di streaming a pagamento. Quindi il crimine sarebbe stato commesso per ottenere ciò che non era disponibile altrove. Il 16,2% ha invece dichiarato di non potersi permettere nessun abbonamento a un servizio di streaming. Quindi l’atto di pirateria sarebbe motivato dall’impossibilità di versare la quota di sottoscrizione. Poi l’11,6% ha indicato di essere passato alla pirateria, cioè ai contenuti gratis, per protestare contro la scarsa qualità dei servizi a pagamento.
Un altro dato molto importante dell’indagine riguarda la risposta data dal 74,9% gli intervistati: per tanti, troppi, utenti, non ha senso pagare ciò che è disponibile gratis. Gli italiani vogliono ottenere gratis tutto ciò che è a disposizione sul web. Pagare sembra loro assurdo o inutile. Nessuno sembra aver paura delle conseguenze legali oppure del problema morale in sé. La sensazione per gli utenti è che piratare non equivalga a rubare. Ma in realtà è il contrario, e lo dice anche la legge.
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