Chi paga quando si ammala la colf e non può lavorare? Ecco le regole secondo la legge in vigore nel 2023.
Una colf o una badante che si ammala può essere un problema per le persone che l’hanno assunta, e con l’inverno ormai nel vivo non è raro imbattersi in qualche influenza stagionale. Ecco chi paga nel caso di malattia di un lavoratore domestico nel 2023.
Quando un lavoratore dipendente di un’azienda si mette in malattia è l’INPS a pagare il periodo in cui non lavora, ma succede la stessa cosa con le colf e le badanti? Il caso dei lavoratori domestici è particolare e occorre conoscerlo bene per poter instaurare un buon rapporto tra lavoratore e datore di lavoro. Cosa dice in merito la legge nel 2023? Innanzi tutto occorre capire come funziona il periodo di malattia per un lavoratore domestico. Le regole per questa casistica sono specificate nel contratto collettivo di categoria, il CNNL dei lavoratori domestici.
Nel contratto è specificato che ci sono due possibilità per i lavoratori domestici di godere di un periodo di congedo per malattia. Il primo lo abbiamo nel caso in cui il contratto di lavoro del lavoratore domestico escluda la convivenza del lavoratore con il datore di lavoro. In questo caso la malattia del collaboratore domestico, colf o badante che sia, deve essere giustificato da un certificato medico che attesti la presenza e l’entità della malattia. Nel caso in cui, invece, il contratto di collaborazione domestica includa anche la convivenza del lavoratore con il datore di lavoro il certificato medico non è obbligatorio, a meno che il periodo di malattia non sia cominciato mentre il lavoratore era in ferie. Il certificato deve poi essere consegnato al datore di lavoro entro 2 giorni dal rientro.
Cosa succede nel periodo di malattia di una colf o una badante
Come ogni altra cosa riguardante i collaboratori domestici, anche le assenze per malattia e i congedi legati sono regolamentati da quanto inserito nel CNNL. Si fa sempre testo al contratto di lavoro per capire ogni aspetto del rapporto tra lavoratore e datore di lavoro.
Secondo quanto dice il CNNL per i collaboratori domestici, le spese per il congedo per malattia del lavoratore è completamente a carico del datore di lavoro, a differenza di come succede con i lavoratori dipendenti. Nel caso dei lavoratori dipendenti, infatti, sebbene ci sia sempre l’obbligo di presentare un certificato medico per giustificare l’assenza per malattia, sono pagati dall’INPS.
Differenziazioni in merito ai pagamenti per i periodi di malattia
Il caso dei collaboratori domestici, inoltre, è ancora più specifico, perché i pagamenti per i periodi di malattia non sono sempre gli stessi. Il pagamento varia a seconda dell’anzianità del lavoratore, più un lavoratore domestico ha anni di servizio, più il datore di lavoro deve pagarlo per i suoi periodi di malattia. Nello specifico i pagamenti in base all’anzianità solo:
- in caso di anzianità di servizio entro i 6 mesi la retribuzione globale spetta per un massimo di 8 giorni e ha un periodo di comporto di 10 giorni;
- in caso anzianità di servizio da 6 mesi a 2 anni si ha diritto a 10 giorni di malattia ed un periodo di comporto di 45 giorni;
- in caso di anzianità di servizio di oltre 2 anni si ha diritto ad un periodo di comporto di 180 giorni e 15 giorni di malattia retribuiti.