Il presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha svelato nel suo ultimo libro l’impatto delle Baby Pensioni: una cifra impressionante
Pasquale Tridico, presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, svela nel suo ultimo libro “Il lavoro di oggi, la pensione di domani” l’impatto della manovra pensionistica degli anni Settanta sui bilanci pubblici attuali.
In tutto, dal momento della loro introduzione fino ad oggi, sono costate alle casse dello Stato 102 miliardi di Euro. Altri 28 miliardi, però, vanno aggiunti con riferimento ai beneficiari ora deceduti. Per un totale, quindi, di 130 miliardi di Euro. Parliamo delle Baby Pensioni, una misura previdenziale introdotta dallo Stato italiano a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta del secolo scorso, durante la cosiddetta Prima Repubblica. Era un periodo di forte crescita economica per il Paese ed il sistema pensionistico, in quegli anni, era in una fase di significativa evoluzione.
Ad oggi, l’INPS, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale italiano, eroga circa 185.000 Baby Pensioni, delle quali circa 149.000 vengono riscosse da donne che all’epoca del provvedimento avevano un’età media di 42 anni, e circa 36.000 a uomini, dell’età media di 45. L’assegno elargito per le donne é, in media, di 1.152,00 Euro al mese mentre, per gli uomini, di 1.335,00.
Un breve excursus storico delle Baby Pensioni: la loro origine ed i contributi versati dai beneficiari
La prima misura per le Baby Pensioni venne adottata esattamente mezzo secolo fa, nel 1973, quando il governo consentì alle dipendenti pubbliche con figli di riceverle dopo aver versato contributi per un totale di 14 anni, 6 mesi ed 1 giorno. Contestualmente, per gli uomini fu fissata la soglia di 19 anni, 6 mesi ed 1 giorno.
Secondo il presidente dell’INPS Tridico, i contributi versati dalle persone che hanno beneficiato delle Baby Pensioni ed oggi decedute ammontano a 22 anni per le donne ed a 25 per gli uomini. In media, hanno ricevuto invece la pensione per 28 anni le donne e 26 gli uomini. L’esborso annuale che attualmente l’INPS versa oggi ai “baby pensionati” é pari a circa 2,9 miliardi l’anno. E nel dibattito politico il tema su cui Tridico ha riproposto una riflessione è polarizzato tra sostenitori dei diritti acquisiti e sostenitori di una revisione riformatrice dell’impianto.
Le condizioni previdenziali in Italia sono mutate radicalmente in cinquant’anni di storia recente ed anche il mondo del lavoro, caratterizzato oggi da forte, instabile e diffusa precarietà. Per questo i due ambiti non possono che dipendere strettamente e reciprocamente l’uno dall’altro. L’unica possibilità per rivedere le Baby Pensioni, dunque, pare ai più quella di un aumento dell’occupazione, con miglioramento delle condizioni lavorative e diminuzione delle disparità di genere e delle incertezze di stabilità nel breve-medio termine.