Attenzione al limite di età indicato dalla Cassazione per le pensioni di invalidità, il rischio è di perdere il diritto ai soldi INPS.
Quando si parla di pensioni i contribuenti aprono bene le orecchie, perché trattasi di una questione complessa e con delle difficoltà dibattute. Ad oggi la novità subentra per una questione specifica. Si parla di pensioni di invalidità, quindi una categoria con una condizione a sé, e per cui è necessario far chiarezza. L’ordinanza in vigore ha cambiato i piani, perché non si parla solo di questo istituto, subentrano delle evoluzioni del sistema di gestione previdenziale che mettono in guardia i più anziani.
L’ordinanza presa in causa è la n. 3011/2023 pronunciata dalla Corte di Cassazione in seguito ad un caso concreto che riguarda proprio la questione. Cos’è la pensione di invalidità? Si parla di un istituto che disciplina una condizione di incapacità di guadagno totale o parziale dovuta ad una condizione fisica o mentale di infermità. Questione disciplinata dalla L. 118 del 1971, che implica il pagamento di una somma in denaro nei confronti di mutilati ed invalidi civili, e anche nei confronti di chi ha un’inabilità lavorativa del 100%.
Da prima dell’ordinanza la suddetta pensione andava a chi tra i 18 ai 67 anni viveva la condizione di invalidità. In vista del provvedimento cambia la disciplina, non solo scatta il limite d’età, ma subentra una gestione innovativa.
Pensione di invalidità, le novità pronunciate dalla Cassazione
Il caso specifico che funge da base giuridica per l’innovazione legislativa è quello di una donna anziana di 65 anni che ha richiesto l’accertamento per la pensione di invalidità. Seppur la proposta era stata accettata in Appello, l’INPS l’ha impugnata, evidenziando che non potesse essere concessa per il nuovo limite d’età.
Quindi la pensione di invalidità si abbassa al limite dei 65 anni. Ciò significa che chi ha compiuto l’età matura per questo sussidio, non potrà più fare richiesta e non solo questo, perché anche qui ci sono delle eccezioni. Nel caso in cui si parli di invalidi civili, mutilati e sordomuto il Decreto Legislativo n. 509/1988 che, all’articolo 8, afferma che a loro è concessa tra il 18esimo e il 65esimo anno d’età. Allora, agli altri cosa spetta?
L’innovazione nella gestione del sussidio ai pensionati consta nell’attribuire alla condizione un assegno sociale. Quindi, chi ha goduto della pensione di invalidità fino a 65 anni, dal momento in cui matura questo limite non può farne richiesta e non la ottiene più, ma vi subentra l’assegno. Sorge spontaneo chiedersi come verrà quantificato e determinato. Quel che è certo e che è stato stabilito, è che la somma è inferiore rispetto a quanto ricevuto dalla pensione di invalidità.
In sostanza, è prevista l’erogazione della differenza con l’aggiunta dell’assegno ad personam a carico del Ministero dell’interno.