Cos’è il regime transitorio, che potrebbe “salvare” il caos generato dalla possibile abolizione dei Superbonus
La questione sul Superbonus è sempre più stringente: il Governo vuole bloccare e ridurre molti dei bonus previsti per rientrare economicamente delle cifre erogate. Ma potrebbe esserci un sistema alternativo.
L’eliminazione del Superbonus ha portato a problematiche non solo di tipo burocratico ma anche organizzativo in quanto sarà necessario rivedere tutte le situazioni che prevedono l’attivazione dello stesso e quindi l’erogazione di fondi nel breve termine. Se da un lato il Governo non molla sulla stretta, dall’altra un paracadute fiscale potrebbe arrivare proprio con un regime transitorio, per veicolare la manovra senza compromettere cittadini e imprese.
Il Governo Meloni è deciso a fermare la pressione del credito con sconto in fattura diretto per tutti i bonus edilizi; resterà comunque la ritenuta Irpef da saldare in dieci anni con il pagamento delle tasse. Si torna quindi indietro, a una soluzione che era attiva diversi anni fa. Se la volontà di bloccare i bonus edilizi è immediata, Confedilizia spinge per trovare una soluzione alternativa, in primo luogo uno slittamento almeno a fine aprile, per dare seguito a tutti gli impegni già maturati.
Superbonus addio: arriva il regime transitorio
Andrea de Bertoldi sta pensando a una soluzione ponte, un’idea che possa mettere tutti d’accordo. Ovviamente c’è ancora tanto da fare sul decreto legge perché le parti non sono d’accordo ma l’idea generale è passare ad un regime transitorio che possa aiutare prima dell’eliminazione totale del bonus.
In questo modo si offrirebbe ai cittadini la possibilità di fruire del bonus solo laddove ci siano dei redditi particolarmente bassi e dall’altra anche le aziende avrebbe modo di prepararsi a quello che accadrà con un blocco dei finanziamenti. Con lo stop alle cessioni la ripercussione per l’intero settore sarà enorme, molto più gravosa.
Al momento c’è la richiesta di slittamento del decreto almeno di 60 giorni, probabilmente la stretta però potrebbe avvenire su un massimo di 45 giorni per chiudere l’accordo finale. L’associazione chiede altre modifiche, in particolare per quanto riguarda il Sisma bonus e tutto ciò che concerne l’abbattimento delle barriere architettoniche, due argomenti che sono ancora molto delicati.
L’obiettivo è poter trasformare le detrazioni in crediti d’imposta per poter aiutare i contribuenti a spalmarle nel tempo, senza perdere tutto. La cessione del credito e lo sconto in fattura dovrebbero quindi essere mantenuti almeno per coloro che devono fare lavori per il sisma, quindi terremotati, anche in futuro. Palazzo Chigi promette che ci sarà un emendamento a parte per questo per non lasciare fuori nessuno.