L’assegno di invalidità INPS è una misura di assistenza economica sia per la persona invalida, sia per i parenti. Ecco come funziona.
Se si ha in casa una persona con invalidità civile, è possibile fare richiesta per l’assegno di invalidità dell’INPS. La prestazione economica favorisce sia l’invalido, sia la sua famiglia, grazie a una serie di agevolazioni che permettono a tutto il nucleo di stare un po’ più sereno.
Il punto è, l’assegno di invalidità viene dato per invalidità esclusivamente fisica o anche per problemi psichiatrici? La domanda è legittima. Molte famiglie che hanno un parente con problemi psichiatrici possono andare incontro a molte delle difficoltà che hanno anche famiglie con un membro con un’invalidità fisica. In questo caso si fa riferimento all’indennità di accompagnamento. Secondo il testo della legge, l’indennità di accompagnamento è una prestazione economica non reversibile, erogata dall’INPS a favore di invalidi civili, residenti in Italia, che hanno bisogno di un’assistenza costante perché impossibilitati a deambulare senza la presenza di un accompagnatore.
Oppure, che non sono in grado di compiere gesti quotidiani della vita, necessitando costantemente dell’accompagnamento di qualcun altro. Hanno diritto alla prestazione tutti i cittadini italiani o comunitari residenti in Italia, ma anche cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno, sempre se residenti in Italia. Non sono previsti limiti di età per il diritto alla percezione dell’indennità di accompagnamento. L’indennità può essere riconosciuta sia per patologie che comportano minoranze fisiche, sia per malattie di carattere neurologico e mentale. In questo secondo caso, tuttavia, la malattia neurologica o mentale del potenziale percettore deve essere considerata grave.
Il requisito fondamentale che decide se una persona sia in possibilità o meno di percepire l’indennità di accompagnamento è la capacità di compiere in maniera autonoma i gesti elementari della vita quotidiana. Come regola generale, confermata tramite una sentenza della Corte di Cassazione, se una persona affetta da malattia psichiatrica non è in grado di compiere gesti elementari e condurre la propria vita senza la costante presenza di un accompagnatore, può percepire l’indennità di accompagnamento.
Tuttavia, secondo la suddetta sentenza della Corte di Cassazione, ha diritto all’assegno di accompagnamento anche una persona che, pur essendo in grado di compiere autonomamente le azioni elementari, ha bisogno di un aiuto da parte di un’altra persona per determinarsi autonomamente.
In sostanza, se una persona ha una condizione fisica o psichica tale per cui non riesce a condurre la sua vita quotidiana senza un aiuto da parte di un’altra persona, può ricevere l’indennità di accompagnamento.
La prima categoria di persone che viene in mente per quanto riguarda persone che sono in grado di condurre la propria vita autonomamente, ma hanno comunque bisogno di attenzione continua sono quelle persone che soffrono di violenti e improvvisi attacchi epilettici.
Ai fini del riconoscimento dell’indennità, l’INPS ha preposto la necessaria presentazione di una serie di documenti idonei per la valutazione dei disturbi psichici. In particolare devono essere presentati:
Sempre di corsa? Ti capisco, ma ho un trucco che può aiutarti a liberare tempo…
La pressione fiscale in Italia è uno degli argomenti più discussi e sentiti sia da…
L’assicurazione auto è una polizza di responsabilità civile che i proprietari di un autoveicolo devono…
Sicuramente avrete sentito parlare della fine del Mondo in termini di città più a Sud,…
Reduce da un enorme successo agli Oscar, Oppenheimer si è portato casa diverse statuette, tra…
Organizzare una cerimonia di matrimonio tradizionale, al giorno d’oggi, può rappresentare una vera e propria…