Puntuale, con l’introduzione dell’espansione dell’obbligo delle fatture elettroniche anche ai forfettari (anche se oltre una certa soglia di fatturato) si sta facendo strada una nuova truffa, che sta mettendo in allarme clienti e fornitori. Di cosa si tratta?
Eppure il meccanismo è piuttosto banale. In quest’ultimo periodo stanno aumentando le segnalazioni di un inganno informatico, che porta delle persone ignare, a versare dei soldi sui conto correnti di alcuni criminali, che riescono a bucare il sistema di protezione tramite crittografia. In sostanza intercettano una mail prima che questa arrivi al destinatario cambiandone le coordinate.
Il meccanismo della truffa dell’Iban in fattura, sta interessando non solo l’Italia ma anche altri Paesi. Sostanzialmente accade questo: il fornitore manda al cliente la mail in cui vengono indicate le coordinate bancarie per effettuare il bonifico per saldare il conto di un acquisto o di un servizio effettuato. Oppure manda semplicemente in allegato la copia della fattura in cui viene messo in evidenza l’Iban.
Fin qui niente di strano. Purtroppo però i furbetti informatici riescono ad acciuffare la mail spedita prima che questa raggiunga il destinatario. Riescono quindi a sostituire il numero dell’Iban sia nella fattura, che nella mail stessa, con un proprio conto corrente temporaneo. Veramente banale vero? Eppure sta funzionando!
Sta succedendo che l’ignaro cliente ci stia cascando, visto che alla fine quella che riceve è una mail correttamente compilata con l’indirizzo del mittente riconosciuto in quello del suo fornitore. In questo modo si elude la tecnica dei filtri anti spam e il gioco è fatto. Purtroppo sia cliente che azienda si accorgono della truffa quando ormai è troppo tardi, nello specifico quando il conto dei criminali è bell’è chiuso.
Ma come si fa a non finire nella trappola? Innanzitutto, come dicono i commercialisti inserire l’Iban nella fattura elettronica non è necessario. Le voci obbligatorie sono quelle indicate nell’articolo 21 per la fattura ordinaria e nel 21 bis per la semplificata del DPR 633/1972. Tuttavia basta un pizzico di accortezza in più per non finire per essere truffati. Quando si riceve una mail del genere, assicurarsi dell’effettivo cambio di Iban (cosa al quanto inusuale) contattando direttamente il fornitore. Lo si deve contattare tramite i contatti avuti in precedenza, quelli che si conoscono e non quelli che si trovano nella nuova mail.
Un altro suggerimento importante è quello di prestare ulteriore attenzione a quei pagamenti diventati improvvisamente “urgenti” e poi una cosa che non può sfuggire è il font della scritta del nuovo Iban: di solito è diverso ed è davvero impossibile non farci caso.
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