Molti cittadini ancora non lo sanno ma li attende una bruttissima sorpresa: dovranno restituire la pensione presa con Quota 100.
Nel tentativo di superare la legge Fornero, durante il primo Governo di Giuseppe Conte, su spinta della Lega, fu approvata Quota 100. Ma chi ha beneficiato di tale misura ora rischia di dover restituire la pensione.
Quota 100 – approvata durante il Governo gialloverde che vedeva alleati Lega e Movimento Cinque Stelle- prevedeva la possibilità di andare in pensione a 62 anni – anziché a 67 come previsto dalla legge Fornero – per chi avesse maturato almeno 38 anni di contributi. La misura voluta dalla Lega fu accolta con grande favore dagli italiani. Tuttavia dal 31 dicembre 2021 Quota 100 non è più in vigore. La misura da un lato permetteva di ritirarsi dal lavoro a soli 62 anni ma, dall’altro, secondo alcuni era troppo rigida poiché impediva ad un pensionato di accettare qualsiasi forma di lavoro. Del resto è pur vero che era anche un modo per incentivare le assunzioni dei più giovani.
Ora alcuni cittadini che hanno beneficiato di Quota 100 dovranno restituire la pensione. Ecco le ragioni. Un uomo ha spiegato di essere andato in pensione nel novembre del 2021 raggiungendo i 38 anni di contributi sfruttando la quota 100. Adesso però ha un problema: a gennaio 2023 ha deciso di accettare un lavoro. Il suo vecchio datore di lavoro, titolare di un ristorante, gli ha chiesto di fargli il servizio di cameriere per tre mesi e lui ha accettato. Il pensionato è stato nuovamente assunto regolarmente dal suo ex datore. A quel l’INPS gli ha mandato la comunicazione che ha perso la pensione e che dovrà restituire i soldi delle mensilità di pensione presi prima.
Ecco chi rischia di dover restituire la pensione
Quota 100 è stata importante per tutti i tre anni di funzionamento. Un unicum perché ha consentito a molti di andare in pensione a 62 anni funzionando, al contempo, da spinta per le nuove assunzioni dei giovani.
Tuttavia Quota 100 – come del resto anche l’attuale Quota 103 che richiede almeno 41 anni di contributi- prevede un obbligo fondamentale: il divieto di lavorare. Non si può percepire la pensione e, al tempo stesso, lavorare. La pena è la perdita del beneficio e la restituzione delle somme percepite precedentemente. Andare in pensione con una delle misure a quota previste dall’INPS ancora nel 2023, prevede l’obbligo di rispettare il divieto di cumulare i redditi da lavoro con quelli di pensione.
In pratica chi prende la Quota 100, oppure Quota 103, non potrà lavorare se non con lavoro autonomo occasionale. E fino alla soglia massima di 5.000 euro annui. Chi, come il pensionato che è stato riassunto dall’ex datore come cameriere, torna a lavorare in modo continuativo dopo aver percepito la Quota 100, dovrà rinunciare alla pensione e anche restituire le somme prese precedentemente. Però non dovranno essere restituite tutte le mensilità percepite ma solo quelle prese nello stesso anno in cui il pensionato torna a lavorare e non quelle relative agli anni precedenti. Nel caso ad esempio, un pensionato che ha beneficiato di Quota 100 torni a lavorare a febbraio 2023, dovrà restituire solo la pensione relativa al 2023 e non le mensilità percepite fino a dicembre 2022.