Nel 2023 cambia tutto per chi lavora dopo la pensione e l’assegno rischia di andare in fumo. Ecco come funziona.
Come sappiamo oggi le pensioni sono veramente basse e molti pensionati sono costretti a tornare al lavoro anche se hanno già raggiunto il traguardo della pensione. In effetti la pensione per tanti lavoratori è un vero e proprio traguardo. Ma tanti per la legge effettivamente possono tornare al lavoro, ma è importante capire con la nuova normativa chi può effettivamente tornare al lavoro e chi no.
Infatti tanti pensionati oggi si chiedono se pur essendo pensionati possono tornare a lavorare e se sono limitati sul tipo di contratto che possono chiedere. Quindi il pensionato sa benissimo che se torna a lavorare potrà avere qualche soldo in più ma si chiede se questo è legale e quali paletti ci siano.
Chi può lavorare dopo la pensione e chi no: attenzione a non sbagliare
Il fatto è che alcuni pensionati possono essere assunti dopo il pensionamento mentre altri no. Diciamo che in generale dopo il pensionamento il pensionato può tornare a lavorare, ma chi ha avuto accesso alla pensione tramite quota 100 o quota 102 non può tornare al lavoro se prima non raggiunge i 67 anni di età.
Quindi in sostanza chi sia in pensione con quota 100 o quota 102 potrà tornare a lavorare soltanto quando raggiungerà i 67 anni di età e quindi quando la sua pensione si trasformerà in pensione di vecchiaia. L’unica deroga questo è un lavoro con prestazione occasionale nel limite dei 5000 euro annui.
In questi casi bisogna aspettare
Quindi chi è andato in pensione con quota 100 o quota 102 potrà soltanto fare lavori occasionali entro il limite dei 5.000 euro annui fino ai 67 anni di età e poi raggiunti 67 anni di età potrà tornare a lavorare regolarmente. Una volta ricevuto il primo assegno pensionistico è effettivamente possibile tornare a lavorare sia come lavoratore autonomo che come collaboratore che come dipendente.
Si può tornare a lavorare nell’azienda in cui si lavorava precedentemente o in una nuova. Ma un pensionato che riprende a lavorare non perde l’assegno pensionistico. Infatti il divieto del cumulo tra pensione e lavoro è stato abolito nel 2008.
Trattamenti legati al reddito
Inoltre chi comincia a lavorare ricomincerà anche a versare i contributi che poi andranno a cumularsi agli assegni futuri arricchendo comunque sia anche la pensione. Il problema semmai ci può essere per chi goda di quelle pensioni sociali legate al reddito. Infatti i gode di trattamenti pensionistici legati al reddito, chiaramente se inizia a lavorare avrà un reddito maggiore e quindi avrà un importo più basso.
Sempre in alto mare l’atteso aumento delle pensioni minime a 1000 euro. Quando la Meloni è andata al potere si è persa traccia di questa promessa di Silvio Berlusconi. Ma Forza Italia continua a sostenere che ce la farà a far approvare questa innovazione sociale anche se non in tempi brevi.