Nel decreto Giorgetti che segna la fine del Superbonus al 110%, non è però previsto lo stop per i crediti energia.
Niente stop da parte del Governo per i crediti energia e super Ace. I bonus non edilizi restano ancora cedibili senza nuove limitazioni.
Nuova inversione di rotta. Diversamente dalle bozze circolate giovedì 16 febbraio, il testo del decreto 11/2023 introduce vincoli solo per le cessioni dei crediti d’imposta derivanti dai bonus edilizi ma non riguarda crediti di diversa natura. Nonostante, infatti, la rubrica dell’articolo 2 del decreto riporti ancora l’indicazione “modifiche in materia di cessione dei crediti fiscali”, il testo pubblicato e vigente non contiene più due commi con i quali la bozza intendeva vietare la prima cessione di un serie di crediti d’imposta diversi da quelli legati agli interventi sugli immobili.
In particolare, si sono salvati: il credito super-Ace, i crediti energia e gas, i crediti per acquisto carburanti dei settori agricolo e della pesca, il cosiddetto bonus chef, il credito d’imposta riconosciuto alle imprese turistiche nell’ambito del Pnrr, il bonus digitalizzazione per le agenzie di viaggio e i tour operator. Il tempo dirà se il blocco alle prime cessioni di questi crediti d’imposta è definitivo o se è stato solo momentaneamente rimandato.
Le regole in vigore per i crediti “energia e gas”
Questi crediti d’imposta hanno regole parzialmente divergenti rispetto ai bonus edilizi. Sd esempio, i crediti «energia e gas» sono cedibili a chiunque solo per intero – con rilascio del visto di conformità- senza facoltà di successivo trasferimento da parte del cessionario, fatta salva la possibilità di due ulteriori cessioni solo a favore di soggetti vigilati. Impedire la prima cessione di questi crediti – come la bozza del decreto Giorgetti prevedeva – avrebbe significato consentire la limitata circolazione a favore e tra soggetti vigilati per i crediti già in circolazione a tale data, ma avrebbe impedito di innescare nuovi flussi per i crediti non ancora ceduti.
In particolare, ne avrebbero risentito i crediti «energia e gas» del primo trimestre 2023 ma diversi problemi li avrebbero avuti anche gli analoghi crediti riferiti al III e IV trimestre 2022, la cui scadenza è stata portata al 30 settembre prossimo dal Dl Aiuti quater. Il decreto 11/2023 abroga, invece, espressamente le disposizioni che prevedevano la possibilità di cessione e sconto in fattura per l’ecobonus, il sismabonus e la ristrutturazione importante di primo livello.
Evidentemente, si è voluto impedire che le cessioni, uscite dalla porta della norma più recente, rientrassero dalla finestra di quelle momentaneamente accantonate ma previste da disposizioni ancora in vigore riferite ad alcuni dei cosiddetti “bonus minori”, acquisibili sino al 2024. Lo stop del Governo al Superbonus 110% è stata una misura certamente drastica che ha sollevato non poche proteste da parte delle Opposizioni, delle associazioni per le imprese e dei sindacati.
Tuttavia la misura varata nel 2020 durante il Governo Conte due ha comportato una spesa di oltre 120 miliardi di euro per lo Stato. Soldi che sarebbero diventati un peso sulle spalle delle future generazioni le quali avrebbero dovuto ripagarli sotto forma di tasse molto più alte. Senza contare che solo una minima parte delle abitazioni ad uso residenziale ha beneficiato del bonus mentre le truffe hanno trovato un terreno assai fertile.