I costi ormai fuori controllo impongono al Governo di Giorgia Meloni di mettere uno stop al Superbonus.
Stare al Governo significa assumersi la responsabilità delle decisioni che si prendono. Consapevoli che nessuna decisione potrà andare a vantaggio di tutti.
E l’ultima decisione dell’Esecutivo di Giorgia Meloni non è piaciuta a molti. Stop allo sconto in fattura e alla cessione dei crediti sui bonus fiscali. Divieto di acquisto per gli enti locali dei crediti già in circolazione. Ancora una volta sul Superbonus e sugli altri bonus edilizi cambia tutto. Il decreto legge sul Pnrr approvato in Consiglio dei Ministri punta a mettere in sicurezza i conti pubblici, come ha precisato in conferenza stampa il titolare del dicastero dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, puntando il dito contro le decisioni dei precedenti governi e lanciando un appello alle banche per agire di concerto per uscire da questa impasse venutasi a creare per quella che Giorgetti ha definito “una normativa definita con leggerezza dai governi precedenti ». Una montagna di 110 miliardi di crediti d’imposta che adesso deve essere gestito.
Le proteste dell’Opposizione
Immediate le proteste delle categorie produttive, da Ance a Cna e Confartigianato. “Si è deciso di affossare famiglie e imprese in nome di non si sa quale ragion di Stato” – ha affermato Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori di Confindustria.
La donna spiega che bloccare la circolazione dei crediti significa far fallire le imprese. Alle organizzazioni imprenditoriali il Governo promette chiarimenti e sostegni: c’è già una convocazione per lunedì a Palazzo Chigi, dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Mentre il ministro Giorgetti assicura che il Governo farà tutto quello che potrà nei confronti delle 25 mila imprese vittime dei crediti incagliati. Non protestano solo le associazioni imprenditoriali: “La situazione è drammatica, perché tutto quello che si è iniziato non si può portare a termine: 90 mila cantieri fermi e oltre 150 mila lavoratori bloccati” – ha spiegato Fracesco Burrelli, il presidente di Anaci, associazione degli amministratori dei condomini. L’unica soluzione possibile per far ripartire i lavori bloccati sarebbe chiedere ai condomini di anticipare i soldi ma non sempre è possibile, specialmente nei condomini popolari non si potrà certo chiedere di anticipare i soldi per i lavori. Stop anche agli enti locali. Alcune Regioni, dalla Sardegna alla Basilicata, e la Provincia di Treviso, avevano deciso di farsi carico dei crediti incagliati del loro territorio, per sbloccare il mercato e aiutare imprese e famiglie. Operazioni bloccate sul nascere in quanto, ha precisato il ministro dell’ Economia Giancarlo Giorgetti, queste iniziative avrebbero impattato sul debito pubblico. A questo “stop” imposto dal Governo di Giorgia Meloni si oppongono diversi governatori regionali alle cui voci si unisce quella dell’ex ministro pentastellato Stefano Patuanelli e quella del presidente dell’Emilia Romagna, il Dem Stefano Bonaccini i quali accusano l’Esecutivo di voler distruggere le imprese: “Così condannate a morte migliaia di imprese, volutamente, andando contro anche alle associazioni di categoria e ai lavoratori“- ha sostenuto Patuanelli, mentre Bonaccini ha aggiunto: “Il Dl rischia di fermare almeno 100mila cantieri, mandare sul lastrico migliaia di famiglie e far perdere il lavoro a 150mila persone”.