I conti non tornano. Per non peggiorare la situazione del debito pubblico il Governo si è visto costretto a fermare gli enti locali che stavano acquistando i crediti bloccati dall’Esecutivo.
La situazione economica in cui versa l’Italia non consente più all’Esecutivo di concedere bonus edilizi. Alcune Regioni e Province, di propria iniziativa, volevano farsene carico ma il Governo ha bloccato tutto.
La decisione del Governo di Giorgia Meloni di fermare le Regioni, che stavano acquistando i crediti bloccati da bonus edilizi per dare ossigeno alle imprese dei territori, sta scatenando una vera e propria tempesta. Il punto cruciale è che la vittima di questa tempesta, ancora una volta, rischia di essere quel tessuto produttivo e sociale rappresentato dalla grande filiera edilizia. Comparto produttivo che, con grande difficoltà, da oltre un anno, nonostante mille ostacoli, sta trainando il Pil e l’occupazione nel nostro Paese.
Ma, del resto, ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in questo mmomento non si poteva decidere altrimenti visto che l’obiettivo è non impattare ulteriormente sul debito pubblico. Purtroppo nessuna decisione è innocua e indolore: e non si può certo negare che è drammatica la situazione in cui versano migliaia di famiglie e imprese, alle quali è stato chiuso di punto in bianco il rubinetto del credito. Imprese e famiglie che contavano sugli incentivi previsti dallo Stato nel 2020 per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza sismica. Misure poi successivamente modificate e via via ridimensionate fino a renderle, di fatto, inaccessibili e inutilizzabili.
Le associazioni di impresa e degli amministratori di condominio da mesi cercano, in tutte le sedi competenti, soluzioni concrete per sbloccare i crediti e impedire il fermo di migliaia di cantieri in tutte le città, con conseguenze devastanti in termini non solo economici, ma anche di sicurezza e di degrado. Sia chiaro: ponteggi bloccati significa ponteggi pericolosi oltreché antiestetici per il patrimonio storico e artistico del nostro paese. Lo stop del Governo Meloni, nel giro di poco, sta facendo moltiplicare disagi, contenziosi e danni economici. Non si tratta, infatti, di pochi spiccioli: si parla di circa 15 miliardi incagliati e di 25 mila cantieri a rischio fermo.
Uno tsunami per un’economia già esposta a mille incognite nazionali e internazionali. Per sbloccarli l’unica soluzione è utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati. Qualsiasi altra soluzione parziale come l’esclusione del reato di concorso in violazione, prevista dal decreto, non sembra sufficiente agli occhi degli esperti. La sottovalutazione di questo problema rischia di condannare il nostro Paese a una brusca frenata e a un pericoloso crollo di fiducia. Non c’entra l’ideologia politica che sarebbe sempre opportuno mettere da parte. Non si può e non si deve ridurre tutto a uno scontro politico tra sostenitori e detrattori del Superbonus: occorre uno sforzo di responsabilità da parte di tutte le parti in causa per individuare immediatamente una soluzione nell’interesse del Paese intero. Deve essere chiaro che far fallire le imprese e danneggiare le famiglie per far tornare i conti è come dire che “l’operazione è riuscita ma il paziente è morto”. Non è evidentemente questa la soluzione.
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