L’Unione Europea contro l’Italia per il Reddito di Cittadinanza. Ecco cosa non approva l’UE
La situazione economica italiana non è certo delle migliori. Molto famiglie, infatti, vivono in condizioni di indigenza. Scarsa scolarizzazione e provenienza da un contesto sociale già disagiato non favoriscono di certo l’inserimento nel mondo del lavoro.
Inoltre c’è da dire che anche chi possiede requisiti specifici ed un’alta formazione non riesce sempre a trovare un lavoro adeguatamente pagato. Questa situazione tutt’altro che rosea non ha fatto altro che far diffondere il Reddito di Cittadinanza.
Negli ultimi anni, infatti, sono aumentate le persone che percepiscono il Reddito. Questo è un segnale negativo delle condizioni in cui si trova l’Italia. Del resto chi non riesce ad inserirsi adeguatamente in un contesto lavorativo ha necessariamente bisogno di un sostegno economico. Tuttavia il Reddito di Cittadinanza sembra essere finito nel mirino dell’Unione Europea, la quale ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia.
La decisione dell’Unione Europea sul reddito di cittadinanza
Il RDC non sembra mai essere piaciuto alla comunità italiana. Tanti i percettori, quanti i detrattori di una misura di sostegno gestita male e poco atta all’inserimento nel mondo del lavoro. Il Reddito dovrebbe mirare all’integrazione del percettore in una nuova realtà lavorativa, attraverso corsi di formazione e stage, o comunque proposte adeguate. Tuttavia l’Unione Europea ha avanzato una procedura di infrazione contro l’Italia per motivi totalmente differenti. Difatti secondo la Commissione Europea, questa misura di sostegno non è in linea con il diritto internazionale in materia di libera circolazione dei cittadini.
Dunque il Reddito di Cittadinanza è finito nel mirino dell’UE per determinati motivi. Fra i requisiti per richiedere il sussidio sembra esserci l’obbligo di aver soggiornato in Italia per almeno dieci anni. Regole applicate senza tener conto delle leggi di diritto europeo e di libera circolazione dei cittadini. In questo modo, infatti, vengono meno i principi di assistenza e sussidio ai cittadini in difficoltà. Secondo il parere della Commissione Europea, infatti, il requisito della residenza in Italia da almeno dieci anni si qualifica come discriminazione indiretta.
Inoltre il suddetto requisito di residenza va a limitare il desiderio o la possibilità di un cittadino o una cittadini di trasferirsi all’estero. Dunque i requisiti applicati per l’accesso al Reddito di Cittadinanza violano il regolamento europeo numero 492/2011 e la direttiva 20004/38/CE. Da ricordare che i sussidi dovrebbero essere fruibili da tutti i cittadini che hanno perso il lavoro e si trovano in condizioni disagiate, al di là di dove abbiano vissuto negli ultimi dieci anni.