BOT e BTP, possiamo stare sicuri? Scopriamo cosa sono e analizziamo attentamente la differenza tra i due diversi titoli di Stato
Per comprendere al meglio di cosa stiamo parlando, è necessario partire dal principio: cosa sono i titoli di Stato italiani? Non altro che quei precisi strumenti finanziari emessi direttamente dal Tesoro italiano, con lo scopo di finanziare il debito pubblico dello Stato.
Una manovra che consente di restituire un determinato capitale, con annessi interessi, direttamente a coloro che detengono i titoli, al momento della scadenza degli stessi. Ed è così che possiamo parlare di BTP e BOT, titoli, appunto, emessi dal Tesoro italiano proprio allo scopo di finanziare il debito pubblico della nazione.
Per investire, è utile analizzare nel dettaglio la materia di cui andiamo a parlare. La prima cosa da fare è comprendere la differenza tra BTP e BOT. I primi stanno per “Buoni del Tesoro Poliennali” sono quei titoli specifici a lungo termine con scadenza che supera i 36 mesi.L’indebitamento pubblico è lo scoglio che vogliono superare i BTP per sanare quello che viene comunemente indicato come disavanzo, in riferimento al bilancio dello Stato italiano, tra le entrate e le uscite.
Al contrario, i BOT, I Buoni del Tesoro a Breve Termine, sono, come suggerisce il termine, titoli con una scadenza breve rispetto ai BTP, ovvero inferiore ad un anno. Quest’ultimi vengono emessi al fine di finanziare il bisogno a breve termine della cassa dello Stato italiano.
La “sicurezza” dietro a BTP e BOT
BTP e BOT sono anche utilizzati come veri e propri strumenti di investimento, in quanto hanno il vantaggio di offrire una discreta liquidità su un rendimento che si mantiene stabile nel tempo. Sia i BOT che i BTP possono essere considerati sicuri proprio per la peculiarità di essere emessi dallo Stato Italiano. La responsabilità è dello stesso Stato, che si impegna nella restituzione ai detentori di capitali e interessi.
Il rischio principale è legato all’aumento dei tassi di interesse nel nostro Paese. Un’operazione di responsabilità della Banca Centrale Europea, che comporterebbe di conseguenza un’impennata del debito pubblico.
La conseguenza immediata coinvolgerebbe il Governo, che si troverebbe a versare somme più elevate – a causa dei propri titoli – per tassi di interesse più alti. Quest’anno è previsto un incremento dell’1% della spesa, fattore che graverebbe sui tassi di interesse ben 3 miliardi. Nel 2025, le stime riferiscono di un tasso che si aggirerebbe intorno ai 10 miliardi.
Investire, dunque, potrebbe risultare controproducente, soprattutto se non si dispongono delle finanze adatte. Prima di qualunque passo, è quindi meglio rivolgersi ad un esperto del settore per evitare di incappare in spiacevoli conseguenze.