Embargo totale, assoluto. Contro il male assoluto. Il male ha il volto di Vladimir Putin ed i confini dell’immenso territorio della Russia.
Oggi, a quasi un anno di distanza, la parola embargo ci fa sorgere più dubbi che certezze. Temiamo, in cuor nostro, che le sanzioni applicate alla Russia non stiano facendo così male come speravamo. Non certo per la popolazione russa, cui va sempre il nostro pensiero perché vittima anch’essa della (lucida?) follia del suo presidente.
Embargo, chi era costui?
Non facciamo altro che domandarcelo, da quasi un anno. Da quel giorno infausto, e tragico, dello scoppio della guerra in Ucraina, 24 febbraio 2022. L’inizio di un conflitto, di una mattanza di vite umane, lasciate lì dove possono diventare cibo per gli animali randagi. E poi l’inizio di una crisi energetica, economica e sociale, E l’inizio della paura più grande, dell’impronunciabile, perché terrorizza soltanto a pensarla. Questo e tanto, tanto altro è la guerra tra Russia e Ucraina. E noi, su un divano, nella nostra calda casa, sazi dopo un’abbondante cena, ci domandiamo che ne è di questo embargo ai danni della Russia.
Sta portando risultati concreti o forse, come dicevano coloro che erano contrari a queste misure quasi estreme che queste stesse misure si sarebbero poi ritorte contro coloro che le avevano emanate? E’ questa la più grande tragedia della guerra. Che ti fa perdere l’orientamento, ti annebbia la mente e non ti permette di giudicare con lucidità gli accadimenti che avvengono sotto i nostri occhi. Riteniamo giuste e sacrosante delle decisioni che poi si rivelano assolutamente fallaci così come avviene esattamente il contrario.
Da questa settimana è entrato in vigore l’embargo dell’Unione europea sui prodotti raffinati russi trasportati via mare. La misura è accompagnata da un tetto del prezzo autorizzato da tutti i paesi europei e dal G7. Questo per far sì che paesi terzi possano continuare il commercio marittimo di questi prodotti, ma ai prezzi imposti dall’Unione europea. I due tetti prefissati riguardano i prodotti più pregiati, come il diesel, il cui prezzo è stato fissato a 100 dollari al barile ed i prodotti meno pregiati, come l’olio combustibile, il cui prezzo scelto è di 45 dollari al barile.
La finalità
Il fine è preciso, fare in modo che il Cremlino subisca un forte calo degli introiti e, allo stesso tempo fare in modo di non privare i mercati del petrolio russo la cui totale assenza avrebbe effetti devastanti sui prezzi. La misura dell’Unione europea può essere ritenuta valida anche se presenta degli effetti collaterali particolari. E’ il caso dell’India. Un anno fa era un compratore di limitato peso del greggio russo, oggi è diventato, insieme alla Cina, il principale acquirente dell’oro nero.
L’India acquista enormi quantità di petrolio a prezzi scontati, lo raffina e poi esporta come carburante in Europa e negli Stati Uniti con enormi margini di guadagno. Quando il petrolio russo viene trasformato in barili di carburanti in paesi terzi, quei prodotti, ormai raffinati, non sono più considerati russi e pertanto possono essere acquistati anche dai paesi dell’Unione europea. Tu chiamalo se vuoi, embargo.