Buone notizie per i beneficiari dell’Assegno unico: da questo mese scattano le rivalutazioni dell’importo in base all’andamento dell’inflazione. Ecco tutti i numeri.
Sono in arrivo consistenti aumenti per l’assegno unico e universale (Auu) che, come stabilito dalla legge di Bilancio 2023, sarà rivalutato in base all’andamento dell’inflazione. L’incremento riguarderà non solo gli importi (a partire da quello base di 175 euro mensili) ma anche le soglie Isee in base alle quali il beneficio viene corrisposto e proporzionato.
A fine 2022 un comunicato dell’Inps aveva annunciato per quest’anno un aumento del 50% della maggiorazione forfettaria per i nuclei con almeno 4 figli, del 50% dell’assegno per i nuclei familiari numerosi, cioè con tre o più figli a carico, limitatamente ai figli di età compresa tra uno e tre anni per i quali l’importo spettante per ciascuno aumenta del 50% (in caso di livelli di Isee fino a 40.000 euro).
Tutte le novità sul fronte Assegno unico
Al momento, l’assegno base ammonta a 175 euro al mese, riconosciuto ai nuclei con Isee non superiore a 15mila euro. Al di sopra di tale valore, l’importo decresce gradualmente di 0,5 euro al crescere di 100 euro del valore dell’indicatore. Il valore minimo è pari a 50 euro per ciascun figlio minore, in assenza di Isee o con Isee pari o superiore a 40mila euro.
Lo scatto sarà dell’8,1%: con la rivalutazione si avrà diritto, secondo i calcoli elaborati dal Messaggero – a poco più di 189 euro fino a 16.215 euro di Isee, mentre il tetto massimo salirà a quota 43.240 euro, con un Assegno unico e universale pari a circa 54 euro.
Se finora a beneficiare dell’importo massimo per ciascun figlio minore (pari come detto a 175 euro sotto i 15mila euro di Isee) sono stati ogni mesi quasi 3,98 milioni di figli, cioè il 46% dei beneficiari, d’ora in poi la platea dei percettori della quota massima potrebbe aumentare. In pratica metà dei beneficiari dell’assegno unico sfioreranno quota 190 euro.
A ben vedere, però, il meccanismo garantirà in molti casi un adeguamento superiore all’8,1%: l’Isee è infatti calcolato rispetto alla situazione di due anni prima ed è improbabile che tra 2020 e 2021 sia salito allo stesso ritmo dell’inflazione del 2022.
Non è tutto: per le prossime settimane è prevista un’altra novità in merito alla ricezione del beneficio. A partire da marzo 2023 ci sarà uno stop alle domande di rinnovo: l’Inps liquiderà d’ufficio la prestazione a chi ha già beneficiato dell’assegno. Perché il rinnovo sia automatico, però, la domanda presentata non deve essere stata respinta, revocata o deceduta.