Case green. La direttiva sulle case green ha scatenato tali polemiche, che la metà erano sufficienti, tra chi abbraccia il progetto e chi no. E c’è anche chi parla di patrimoniale camuffata. Ma è davvero così?
I proprietari delle case stanno già da qualche settimana in piena allerta. Non si fidano molto delle parole che provengono da Bruxelles riguardo una maxi ristrutturazione del patrimonio immobiliare degli Stati dell’Unione europea e quindi anche dell’Italia. Temono, in verità, che dietro le parole tranquillizzanti si nasconda un pericolo serio.
Case green, cosa c’è davvero dietro?
E’ l’argomento del momento, quello che riscuote più interesse e concentra più polemiche. In ambito politico, dove si sono già schierati due fazioni di opposte vedute. E poi in seno alle famiglie italiane dove comincia a spuntare un malcelato timore. Perché non si riesce ancora a comprendere il raggio di azione della direttiva che l’Unione europea sta mettendo in piedi riguardo l’efficientamento energetico di gran parte del patrimonio immobiliare di ciascuno Stato dell’Unione. Come avviene sempre riguardo le grandi questioni, ma lo stesso avviene anche per quelle di minore interesse in verità, si sono creati due schieramenti, l’un contro l’altro armato, ma solo di parole. Fortunatamente.
Vi sono coloro che hanno sposato incondizionatamente la direttiva dell’Unione europea giudicandola perfetta, tempestiva e lungimirante. Hanno considerato quanto i cambiamenti climatici stiano capovolgendo i naturali ritmi del nostro pianeta. Poi vi è anche chi, come diversi rappresentanti del governo di centro-destra guidato da Giorgia Meloni, tengono a mettere i dovuti puntini sulle “I”. In loro vi è la volontà di porre dei ragionevoli dubbi su alcune questioni di primaria importanza “minacciando”, poi, di presentare delle deroghe alla direttiva in virtù della specificità del “caso Italia” rispetto agli altri Stati europei. Andiamo allora a conoscere il punto di vista del governo italiano su tale delicata questione.
Parole chiare
Se sono parole chiare quelle che si vanno cercando, il pensiero del Capodelegazione della Lega al Parlamento europeo, Marco Campomenosi, può risultare perfetto dal momento che ritiene che tale direttiva del Parlamento europeo si tradurrà, di fatto, in una patrimoniale. Questo perché l’iniziativa di Bruxelles, spiega il Capodelegazione leghista, avrà, come amarissima conseguenza, che le abitazioni di chi non potrà adeguarsi a tali rigide norme, perderanno di valore sul mercato immobiliare.
Facendo riferimento all’ultima bozza presentata, riguardante tale direttiva, gli edifici dovranno rientrare nella fascia E entro il 2030 per passare alla successiva fascia D entro il 2033. Passando questo disegno le abitazioni italiane non a norma sarebbero circa 9 milioni. L’Ance, l’associazione nazionale costruttori edili, ha stimato che un tale intervento avrebbe un costo quantificabile intorno ai 59 miliardi di euro annui! Sarà sempre possibile richiedere all’Unione europea di essere meno rigida riguardo talune specificità.
Ad esempio gli edifici di particolare pregio storico e architettonico, le seconde case utilizzate meno di quattro mesi l’anno nonché gli immobili indipendenti non superiori ai 50 metri quadrati, potrebbero essere esclusi dagli obblighi della direttiva. Con tutti i condizionali possibili.