Le massacranti esigenze della produzione hanno da tempo sostituito l’uomo e le sue fragilità che ormai sono una colpa.
Viviamo in un mondo che non è più a misura d’uomo e i suicidi non devono sorprendere. Ultimamente sempre più spesso si parla di casi di suicidio. Sulla stampa sono apparsi episodi di suicidi eclatanti che hanno molto impressionato l’opinione pubblica.
Eppure bisogna anche rendersi conto che da troppo tempo la nostra società ha dimenticato l’uomo le sue fragilità e i suoi bisogni. Se la nostra società fosse focalizzata sulle paure che tante persone hanno e che non possono neanche confessare forse tutti questi suicidi non ci sarebbero.
Gli psicologi e i sociologi sottolineano da tempo come il focus della nostra società non sia più l’uomo, ma sia il profitto e la ricerca tecnico-scientifica. La pandemia di covid, la fortissima inflazione i timori suscitati dalla guerra in Ucraina e tanti eventi globali hanno pesantemente colpito la psiche degli italiani. Ma sono proprio i tanti drammi inconfessabili a pesare tanto. Quando una società anche attraverso i social e i mezzi di comunicazione cerca sempre di spingere verso un’eccellenza ed una perfezione disumane ed irraggiungibili, chi non riesce a stare al passo spesso finisce in una nicchia di isolamento e di tristezza. Essere continuamente in competizione con gli altri dal punto di vista economico e dal punto di vista del successo spinge tantissimi individui a sentirsi costantemente inadeguati e questo alla lunga può essere devastante.
La nostra società qualche decennio fa ha imboccato con convinzione la strada del neoliberismo. Questo ha progressivamente distrutto le tutele sociali. Si è sempre sottolineato come distruggere le tutele sociali e spingere gli esseri umani a competere furiosamente l’uno con l’altro avrebbe fatto bene all’economia.
Probabilmente avrà fatto anche bene all’economia ma non tutti sono in grado di reggere questo stress continuo e la mancanza di certezze. La mancanza di certezze imposta da un mondo che sottopone gli individui ad una continua competizione dal punto di vista del successo e contemporaneamente anche ad una pervicace di incertezza dal punto di vista economico finisce per essere qualche cosa di logorante.
Quando si sentono i casi eclatanti di suicidio o si sente che i giovani sono sempre più ansiosi e sempre più depressi questo non va considerato come una notizia avulsa dal contesto. Una società che mette al centro la produzione, il guadagno e l’esasperante ricerca tecnico-scientifica è una società che dimentica l’uomo e le sue immense fragilità. Non bisogna aver paura di parlare delle proprie fragilità ma soprattutto non bisogna aver paura di ammettere che la nostra società è diventata cieca e sorda ai bisogni del singolo.
Quando stare a galla diventa sempre più difficile e non si sa su chi contare per avere un aiuto, ecco che le paure del singolo possono esplodere fino a fargli compiere gesti magari apparentemente assurdi per chi lo guarda dall’esterno.
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