Per le case Green l’Unione europea fa sentire la sua voce. Il piano sta muovendo i suoi primi passi. Ci vorrà tempo prima dell’ok definitivo. L’Italia è pronta a dire la sua.
La casa è al centro dei pensieri dell’Unione europea. Pensieri bellissimi, poiché ci parlano di case di ultima generazione, assolutamente “green” e pronte a rispondere: “Presente” alle allarmanti istanze del nostro pianeta e alle devastanti conseguenze dei sempre più repentini cambiamenti climatici.
Case Green, evitare la morsa mortale
La casa. In questo ultimo periodo è più che mai il soggetto principale dei più importanti e stringenti temi economici, in Italia e in Europa. Andando a ruota libera, senza legarci cioè alla cronologia, abbiamo assistito all’ennesimo rialzo, da parte della Bce, la Banca centrale europea, dei tassi di interesse. Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, tanto per far dormire sonni tranquilli a coloro che hanno un mutuo a tasso variabile, ha già comunicato che a marzo potrebbero esserci ulteriori aumenti dei tassi.
Intanto in Italia si cerca una disperata via d’uscita al grave problema dei crediti fiscali bloccati che, di fatto, impediscono a decine di migliaia di imprese edili di proseguire il loro lavoro di ristrutturazione degli immobili che ne hanno fatto richiesta. Il Superbonus ex 110%, dal 2023 Superbonus 90%, rischia quindi di impantanarsi in una impasse che può portare direttamente nelle aule di un tribunale dove amministratori di condomini, proprietari, imprese, ingegneri e tecnici si sfideranno incolpandosi a vicenda.
Tutto questo avviene negli stessi giorni in cui l’Unione europea sta buttando giù le basi di un mastodontico piano di ristrutturazione degli immobili che coinvolgerebbe tutti gli Stati dell’Unione. Pensieri bellissimi, ma carissimi. Troppo cari. Troppo per un paese come l’Italia che ha un patrimonio immobiliare di gran pregio. A questo si unisce, però, anche una grande quantità di immobili residenziali che hanno sulle loro spalle ben più di mezzo secolo di vita. Cambiare si deve, ma a condizioni e tempi diversi.
Possibili scenari
I paesi membri cercheranno di allentare un po’ quelle rigide norme che l’Unione europea intende imporre. I costi troppo elevati delle materie prime, i tempi ristretti di attuazione degli interventi nonché la mancanza di manodopera specializzata potrebbero diventare argomenti importanti da mettere sul tavolo. E l’Italia? Derogare, ove possibile, “aggrappandosi” alla norme vigenti che permettono di “ritoccare” gli obiettivi minimi da raggiungere.
Esattamente la direttiva Epbd permette che una quota pari al 22% degli immobili possa prorogare la messa a norma, che però non potrà andare oltre il 1° gennaio 2037. L’Italia può mettere sul tavolo la deroga per la bellezza di 2,6 milioni di fabbricati residenziali. Un altro aspetto importante è stato sottolineato dal ministro per le Imprese, Adolfo Urso. Il ministro ha precisato come sia intenzione dell’Italia negoziare in Europa al fine di raggiungere obiettivi realistici che possano poi essere attuati senza che vengano messe in difficoltà imprese e famiglie. Occorre pertanto valutare, e poi decidere, partendo dal presupposto che non tutti gli Stati sono uguali dal punto di vista del patrimonio immobiliare.