Le Università in Italia stanno morendo, i numeri sono impietosi. Siamo a distanza siderale da paesi che hanno elevate percentuali di laureati. Perché tutto questo?
Quando si è giovani, o ancor più giovanissimi, è la più grande scocciatura. Vuoi mettere svegliarti un po’ più tardi e iniziare subito a giocare nella propria cameretta, con nonna che magari sorveglia a distanza poiché mamma e papà sono a lavoro. Invece no, c’è la scuola che ti aspetta, per far muovere i primi passi all’interno di un mondo nuovo.
Alzi la mano chi non l’ha maledetta almeno una volta, così come deve alzare la mano chi l’ha benedetta infinite volte. La scuola è questo e molto, molto di più. Scuole Elementari, Medie e Superiori, un lungo cammino, spesso travagliato perché, crescendo, spuntano altre “distrazioni” ben più piacevoli. E poi c’è quell’ultimo, grande passo da compiere: l’Università.
Vi sono numeri che fanno particolarmente male. Numeri che sembrano già segnare con la penna rossa i decenni a venire, poiché riguardano direttamente i nostri ragazzi. I nostri figli, gli amici dei nostri figli, i figli dei nostri amici. La generazione che ci sostituirà quando noi saremo al crepuscolo della nostra esistenza. Sono coloro che potrebbero diventare i medici di domani, coloro che cureranno anziani e bambini oppure gli insegnanti di ogni ordine e grado, capisaldi della nostra società.
Potrebbero diventare persino i futuri sindaci delle nostre città. Ma perché volare bassi? Potrebbero benissimo diventare capo del governo o presidente della Repubblica, meglio ancora se donne. Ma tutto si complica maledettamente se si va a scorrere i “curriculum” dei nostri ragazzi. Sono sempre di meno i nostri giovani che raggiungono il titolo di studi più elevato. In Italia sono infatti meno del 30% i giovani di età compresa fra i 25 ed i 34 anni che hanno conseguito una laurea.
Una percentuale quasi imbarazzante se confrontata con quella di paesi quali la Corea o il Giappone e la stessa Irlanda che tranquillamente ci doppia con il suo abbonante 60%. Siamo alle spalle di Colombia e Costa Rica ed il Messico e il Brasile li abbiamo sorpassati per un soffio. Se poi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, “l’uomo più intelligente che io conosca“, parole della premier Giorgia Meloni, dice che occorre: “Insegnare a sparare nelle scuole“, forse qualcosa proprio non va.
Nel corso degli anni sono aumentati i giovani che conseguono il diploma di maturità, sono la maggioranza. Coloro che hanno più difficoltà a raggiungere questo traguardo sono coloro che provengono da realtà socio-economiche svantaggiate e i ragazzi di seconda generazione. Inoltre aumenta sempre di più il divario tra ragazze e ragazzi, a netto vantaggio delle prime. Occorre ripensare completamente l’approccio allo studio e all’Università.
Oggi vi sono le Università che vanno a casa degli studenti, attraverso i corsi online e gli studenti che vanno all’Università, trasferendosi e frequentando i corsi “dal vivo”. Sono in molti a pensare che accorerebbe riprendere e rilanciare questa seconda concezione di studi universitari. Vivere pienamente una vita universitaria a 360°.
Per questo che le Università dovrebbero provvedere a creare delle realtà inclusive per tutti gli studenti, che vadano ben oltre le lezioni in aula e gli esami da sostenere. Una nuova Università per i nostri giovani, che equivale a dire una nuova e migliore Italia futura. Magari senza “sparare” sciocchezze.
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