Scende il cuneo fiscale e sale la busta paga, ma non per tutti allo stesso modo. Ecco chi beneficerà maggiormente dell’alleggerimento delle tasse sul lavoro.
La nuova Manovra finanziaria del governo Meloni ha introdotto importanti novità sul fronte del cuneo fiscale. Si va finalmente in direzione della tanto auspicata riduzione del gap tra stipendi lordi e netti, per dirla in parole povere. L’obiettivo è salvaguardare il potere d’acquisto dei contribuenti in tempi di inflazione galoppante e, possibilmente, contribuire a rimettere in moto l’economia.
Buone notizie dunque per un’ampia fetta di lavoratori che, per effetto di tali modifiche, vedranno accreditarsi a fine mese una busta paga più sostanziosa. Ma alcuni di loro, simulazioni alla mano, beneficeranno di aumenti più alti di altri.
L’Inps ha fornito tramite una circolare tutte le indicazioni sul taglio del cuneo fiscale previsto dalla Legge di Bilancio 2023. Nel dettaglio, come previsto dall’articolo 1, comma 281 della Manovra, l’esonero contributivo a carico dei lavoratori è concesso nella misura del 2% per i lavoratori che guadagnano fino a 35mila euro annui (massimo 2.692 euro al mese) e del 3% per i lavoratori che guadagnano fino a 25mila euro annui (massimo 1.923 euro al mese).
Il taglio riguarda la quota di contribuzione a carico del lavoratore, fissata per la componente previdenziale al 9,19%: scenderà quindi al 6,19% fino alla soglia dei 1.923 euro mensili e al 7,19 per chi non supera i 2.692 euro. La misura agevolata – spiega ancora la circolare Inps – si applica, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, per tutti i rapporti di lavoro dipendente, con esclusione dei rapporti di lavoro di cui sopra.
In soldoni, nel caso di uno stipendio medio-basso, pari a 1.200 euro al mese, l’aumento sarà pari a 36 euro, contro i 24 del vecchio regime; salendo a quota 1.900 euro abbiamo 57 euro lordi in più (invece che 38), che però diventano 38 netti, ed è proprio questa la fascia retributiva che ottiene il beneficio più consistente. E ancora, per chi guadagna 2mila euro, l’aumento sarà di 40 euro (vale a dire 26 netti). Se invece portiamo a casa 2.692 euro al mese (ovvero 35 mila all’anno), ne conteremo 54 lordi in più, corrispondenti a circa 30 euro netti.
E se il rapporto di lavoro per il quale si sta usufruendo dell’esonero contributivo in questione dovesse venir meno prima di dicembre prossimo? In questo caso, la riduzione di 2 o 3 punti percentuali potrà essere applicata anche sulle quote di tredicesima corrisposte nel mese di cessazione dell’impiego.
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