La folle guerra della Russia contro l’Ucraina non soltanto non si arresta, ma sembra ormai indirizzata verso un tragico ed inevitabile epilogo.
Si prosegue, si continua a combattere. Non ci sono spiragli di pace. Non si vedono, neppure in lontananza, segnali che possano indurre ad una seppur flebile speranza di cessate il fuoco. La Russia aumenta i suoi contingenti armati e l’Ucraina continua ad essere rifornita di armi all’Occidente, perché questa, dicono, è l’unica maniera per arrivare ad un tavolo di pace ad “armi pari”.
Sarà. Certo è che a pochi giorni dal più drammatico degli anniversari, la situazione è tutt’altro che incoraggiante. I segnali che arrivano dal fronte parlano del 24 febbraio come una data, ancora una volta, drammaticamente simbolica. Nel giorno del primo anniversario del conflitto, la guerra potrebbe arrivare ad una svolta. Non certo pacifica ma tragica. Ancora una volta. Ancora di più.
“Immaginate che non ci siano patrie, non è difficile farlo. Nulla per cui uccidere o morire ed anche alcuna religione. Immaginate tutta la gente che vive la vita in pace“. Era il 1971 quando John Lennon ha pubblicato Imagine, forse il suo capolavoro più conosciuto, sicuramente l’inno alla pace universalmente più amato. Dopo oltre mezzo secolo quelle parole, purtroppo, sono ancora tragicamente attuali. Ricollegandoci alle parole del genio di Liverpool, ci viene da domandarci se Vladimir Putin le abbia mai ascoltate e se si, se le abbia veramente comprese. A pochi giorni dal 24 febbraio, esattamente ad un anno dall’invasione dell’Ucraina, il presidente russo sembra deciso a proseguire il suo folle piano.
Ne è convinto il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, che si aspetta un’imponente offensiva russa nel territorio del Donbass. Diversi segnali inducono a ritenere che l’esercito russo sia pronto a sferrare l’attacco decisivo. Innanzitutto le sue truppe, ammassate a migliaia nel Donetsk e Lugansk, dopo la grande mobilitazione del settembre scorso. E il giorno precedente al primo anniversario dell’invasione dell’Ucraina, il 23 febbraio, in Russia si celebrerà, come ogni anno, “la difesa della Patria”. La festa avrà un sapore decisamente diverso, perché questa volta si tratta della difesa della Russia da “tutto l’Occidente schierato coi nazisti dell’Ucraina” che avranno al loro fianco i tedeschi con il loro carri armati “che tornano a minacciarci“.
Queste le parole di Vladimir Putin a Volgograd durante le celebrazioni per l’80esimo anniversario della vittoria sulla Germania di Hitler. Parole che non lasciano presagire nulla di buono.
Anche il premier polacco, Mateusz Morawiecki, si attende la grande offensiva russa tra marzo ed aprile, quando vi saranno anche le condizioni ideali per l’utilizzo dei carri armati e dell’artiglieria. Una preoccupazione che nasce anche dalla viva convinzione dell’odio che Vladimir Putin nutre nei confronto dell’Ucraina. Un sentimento che lo porterà a non fermarsi davanti a nulla e puntare nuovamente al suo obiettivo principale: Kiev.
Nel frattempo, a quanto risulta al quotidiano della Svizzera tedesca Neue Zürcher Zeitung, il direttore della Cia, William Burns, sarebbe andato a Mosca per presentare a Vladimir Putin una proposta di pace di Joe Biden, in cui si delinea che alla Russia resterebbe circa il 20% dell’Ucraina, ovvero la Crimea e parte del Donbass. La proposta statunitense è stata immediatamente rispedita al mittente sia da Mosca che da Kiev.
Pertanto si continua a combattere. Non si vedono spiragli di pace. Davvero nessuno. Russia ed Ucraina sono fermamente convinte che vinceranno la guerra. Peccato che una delle due si sbagli di grosso.
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