La domanda che tutti i consumatori si stanno facendo in queste settimane è quando caleranno i prezzi, da mesi ormai in continuo rialzo sull’onda dell’inflazione. Ecco la risposta dalla stanza dei bottoni.
Quanto ancora dovremo stringere i denti sotto i colpi dell’inflazione, del caro bollette, delle spinte recessive e della congiuntura internazionale? L’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), organismo indipendente che vigila sullo stato della finanza pubblica, avanza una prima ipotesi.
Oggi come oggi molti non lo direbbero, ma lo scenario macroeconomico per il biennio 2023-2024 si prospetta positivo. Al tempo stesso, però, permane il rischio di destabilizzazione dell’economia italiana, anche a causa di fattori esterni come la guerra in Ucraina.
Il giorno X dell’inflazione
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio nella Nota sulla congiuntura di febbraio, in cui aggiorna le previsioni di qui a 24 mesi, conferma innanzitutto che l’inflazione in Italia sta rallentando e sembra avviata verso una “graduale flessione”, sebbene lo scenario macroeconomico italiano sia “circondato da un’incertezza ancora molto ampia”. In particolare, la dinamica dei prezzi resta “più sostenuta” dell’aumento dei salari, con la conseguenza per i consumatori di una “rilevante perdita di potere d’acquisto”
Nel quadro prospettato dall’Upb la crescita dell’economia è confermata per il 2023 in deciso rallentamento allo 0,6% (dal +3,9% del 2022), mentre per il 2024 dovrebbe segnare un lieve rialzo all’1,4% (+0,1 punti percentuali), “ipotizzando il progressivo miglioramento del contesto geopolitico ed economico internazionale”. Stima in linea con quella del governo per quest’anno, mentre per il 2024 la Nadef indica un +1,9%.
Intanto, complice la frenata dei prodotti alimentari, il tasso di crescita dei prezzi è sceso a febbraio al 2,1% dal 2,2% di gennaio. Ma c’è poco da festeggiare: l’allerta sul caroprezzi resta alta, soprattutto per i rischi legati all’impennata dei costi dell’energia, con tutti i loro effetti a cascata. Ciò detto, l’andamento degli ultimi mesi del 2022 sembra suggerire “che il picco inflattivo sia ormai superato anche per il nostro Paese” e che la dinamica sia in flessione anche se “promette di essere ancora superiore al 2% l’anno prossimo”.
Non solo: il calo, avverte l’Upb, è dovuto alle componenti più volatili, soprattutto energetiche, mentre l’inflazione di fondo continua ad aumentare. E la dinamica dei prezzi resta più sostenuta rispetto alla crescita dei redditi da lavoro dipendente: di qui la forte erosione del potere d’acquisto. Insomma, l’emergenza inflazione potrà rientrare solo tra dodici mesi, il che significa che per quest’anno i prezzi resteranno ancora alti. Per tornare alla domanda inziale, ci sarà da stringere i denti ancora a lungo…