Assegno Unico. In arrivo novità sgradite per numerose famiglie. Ma cosa è successo?
E’ il sostegno più importante per milioni di famiglie italiane. Fermo restando l’assoluta necessità di aiuti quali quelli erogati dal Governo per tentare di alleggerire la terribile morsa del caro-bollette per le famiglie più disagiate, l’Assegno Unico Universale rappresenta, anche idealmente, la misura espressamente dedicata alle famiglie con figli.
Milioni di famiglie italiane con figli ne hanno beneficiato e continueranno a beneficiarne. Il governo a guida Giorgia Meloni ha apportato ulteriori miglioramenti alla misura allargando la platea dei ricettori ed aumentando gli assegni per specifici nuclei familiari. Per l’Inps, però, alcuni conti non tornano e sarà necessario ricorrere a dei tagli. Dolorosi.
Perché e per chi?
Assegno Unico, arrivano le prime note sgradite
Quando si pensa all’Assegno Unico Universale il suo è il volto che dovrebbe essere messo in risalto. A lei si deve la presentazione del piano per le famiglie denominato Family Act e che al suo interno include, tra le varie misure, un assegno unico universale per ogni figlio, fino all’età di 21 anni. Il suo nome è Elena Bonetti, ex ministra per le Pari Opportunità sotto il secondo governo guidato da Giuseppe Conte e quello, immediatamente successivo, a guida Mario Draghi. Nelle elezioni politiche del 25 settembre 2022 si è candidata con il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, venendo eletta deputata.
Il sostegno dedicato alle famiglie con figli ha rappresentato una delle scelte che più hanno conquistato i cittadini. Concentrando in un’unica misura le diverse prestazioni riguardanti la famiglia e la genitorialità, ha di fatto contribuito a migliorare, e a meglio gestire, le economie di tante famiglie con figli. Soprattutto in un periodo segnato da una crisi così lunga e dura, l’assegno erogato all’Inps rappresenta una risorsa di vitale importanza per tanti. Proprio l’Inps si è però accorta che alcuni conti non tornano e necessitano di una revisione. Una revisione che potrebbe portare anche ad alcuni tagli poiché, in alcuni casi, sono stati erogati importi più alti. A chi?
I dolorosi rimborsi
Qualcosa, nell’erogazione del sostegno, non è andata come previsto. Infatti le famiglie formate da un solo genitore potrebbero essere costrette dall’Inps a restituire parte delle somme ricevute. Già dal mese di ottobre 2022 coloro che appartengono a questa categoria hanno visto ridursi gli importi dell’assegno mensile. Questo perché al sostegno è stata sottratta la quota di 30 euro, ovvero la maggiorazione riconosciuta quando entrambi i genitori abbiano un reddito da lavoro. La somma da restituire potrebbe toccare i 210 euro per ciascun figlio, cioè 30 euro per sette mesi!.
Il perché di tale maggiorazione è motivata dal legislatore dal fatto che i genitori, impegnati entrambi a lavoro, sono costretti poi a ricorrere, ad esempio, ai servizi di baby sitter, nelle ore in cui non possono seguire direttamente i figli. Secondo l’Inps la maggiorazione deve riguardare solamente i nuclei familiari dove entrambi i genitori siano lavorativamente impegnati. Invece per i nuclei monogenitoriali, che hanno beneficiato di tale maggiorazione, potrebbe essere richiesto un “doloroso” rimborso. E se si ricalcolasse l’importo dell’assegno senza restituzioni forzate?