L’assegno di mantenimento in seguito alla separazione, o al divorzio, è un diritto. Attenzione però: si può anche perdere se si commettono degli errori.
Non tutti sanno che, se vengono commessi degli errori, si può andare incontro a un grave problema: si può perdere l’assegno di mantenimento. Bisogna conoscere bene tutte le regole da rispettare e non incorrere in rischi. Vediamo come fare per essere al sicuro.
L‘assegno di mantenimento, o assegno di divorzio, è un diritto che spetta alla coniuge. Ci sono però delle modalità e regole da dover rispettare per non perderlo: vediamo quali sono. La Cassazione ha completamente rimbalzato una delle più radicate condizioni in tema di separazione e divorzio, ha tolto l’assegno a un’ex moglie che avrebbe compiuto un passo falso: vediamo quale.
Assegno di mantenimento: cosa è successo ad una moglie e mamma
Sul tema del divorzio e del mantenimento l’evoluzione delle leggi sta portando sempre più verso la parità, anche se essa è ancora un’utopia. Una donna che in un matrimonio ha un figlio, a lei assegnato, sarà sempre svantaggiata in ambito lavorativo, per cui tutte le sentenze contro mogli e mamme dovrebbero comunque considerare questo. La Cassazione proprio recentemente ha tolto l’assegno di mantenimento a un’ex moglie. Il motivo? Le spese voluttuarie: ecco di cosa si tratta e a cosa bisogna fare attenzione.
Requisiti per l’assegno di mantenimento
In tema di assegno divorzio la Cassazione ha recentemente ribaltato tutte le carte in tavola. Chi ha diritto a questo mantenimento infatti non può spenderlo come vuole. Con la decisione del 18 gennaio la direzione è stata chiara: l’assegno di divorzio può essere revocato per spese voluttuarie. Bisogna quindi fare molta attenzione e sapere bene di quali spese stiamo parlando. Le spese voluttuarie sono – in effetti – quelle che vengono fatte per esigenze secondarie ovvero che vanno oltre i bisogni primari, come cibo, sostentamento, affitto e spese per la casa.
In pratica la Cassazione ha deciso di revocare l’assegno di mantenimento per questi casi: shopping, abbonamento in palestra, o qualsiasi altro acquisto che non risulti essere indispensabile. In sostanza, poter affrontare queste spese in maniera frequente, dimostrerebbe la capacità reddituale di affrontare le spese e quindi di conseguenza la mancata necessità di poter ricevere un mantenimento. La donna infatti, se non avesse un reddito sufficiente, non potrebbe concedersi un hobby. Nel caso specifico, potendo avere tempo per fare palestra, potrebbe anche andare a lavorare.
Nel caso della sentenza del 18 gennaio, l’ex moglie dedicava molto tempo all’attività di bodybuilding per cui risultava avere non solo un reddito sufficiente per vivere, ma anche abbastanza tempo a disposizione da poter impiegare nel lavoro piuttosto che in palestra. In pratica il mantenimento, visto come strumento assistenziale, viene concesso se si dimostra non solo di essere disoccupati, ma anche di non poter lavorare.
Ad esempio se l’ex coniuge si è dedicata alla famiglia e non riesce a inserirsi nel mondo del lavoro per mancanza di qualifiche, competenze o per età superiore a quella richiesta, le spetta il sostegno economico. L’assegno di mantenimento pertanto può essere revocato se si fanno spese voluttuarie, ma anche se si acquista la capacità di lavorare e produrre reddito dopo il divorzio. Esso dunque non tiene in considerazione il tenore di vita che si aveva da coniuge, come del resto era già stabilito dalla sentenza 11504/2017.