Olimpiadi 2026, dove l’Italia torna protagonista. Ma come sempre accade, non soltanto nel nostro paese, l’apparecchiare la tavola in vista del grande evento rappresenta sempre un momento di frizioni, più o meno, scoperte.
Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Che evento prestigioso. Eppure rischiamo di arrivarci gonfi di polemiche, di scontri verbali, di veti, più o meno, incrociati. Niente di nuovo sotto il sole. Le medesime situazioni che si sono viste a Tokio, in occasione delle Olimpiadi del 2020, disputatesi poi nel 2021, a causa della pandemia e che si stanno verificando anche a Parigi, la sede che ospiterà i prossimi Giochi Olimpici, nel 2024.
Certo è che se si placassero gli animi già abbastanza accesi le cose andrebbero decisamente meglio. Il fatto che manchino ancora tre anni non deve far comunque pensare che c’è tempo, perché il tempo per allestire al meglio un evento di tale portata non è mai sufficiente. E’ la storia delle Olimpiadi ad insegnarcelo. E sono occasioni che passano soltanto una volta nella vita di chi deve organizzare, e decidere.
Un grande evento sportivo trasporta con sé non soltanto grandi emozioni. Quelle, semmai, le regaleranno le gare. Prima vi è tutta la preparazione del grande evento, con gli immancabili ritardi e le altrettanto immancabili polemiche. Le Olimpiadi invernali 2026 che si disputeranno a Milano-Cortina, stanno già procurando i primi malumori. Mancano 1106 giorni al grande evento ed è già iniziato un conto alla rovescia dal retrogusto amaro. Iniziamo subito col dire che si è in ritardo sulla tabella di marcia, ma le cose potrebbero rimettersi immediatamente a posto qualora non ci si intestardisca in posizioni di controproducente principio.
La situazione al momento vede Milano–Cortina ovviamente in prima linea ma, accanto a loro, a breve, potrebbe sedersi anche Torino. Questo a seguito della rinuncia di Trento, che di fatto ha lasciato scoperta la sede per le gare di pattinaggio veloce. Torino può mettere sul piatto della bilancia lo splendido Oval del Lingotto, la struttura polivalente che ha ospitato, e celebrato, i successi e le medaglie d’oro degli atleti italiani di pattinaggio di velocità nel corso delle Olimpiadi Invernali del 2006. Una struttura già pronta, che riporterebbe il capoluogo piemontese lì dove era all’inizio di tutto quando si parlava di Olimpiadi Invernali 2026 e del tridente Milano–Torino–Cortina come sedi dell’evento.
In questo scenario, fatto di rapidi cambiamenti, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha voluto esprimere la sua opinione riguardo l’ipotesi del ritorno di fiamma di Torino. In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, Attilio Fontana ha ricordato: “E’ stata Torino che si è esclusa con la sindaca del tempo Chiara Appendino, cercando di metterci in difficoltà“. Da qui il suo ostracismo nei confronti di un ritorno in auge del capoluogo piemontese. Una sorta di vendetta consumata fredda quella attuata dal presidente della Regione Lombardia. Attilio Fontana ha al suo fianco, in questa sfida lanciata a Torino, anche il sindaco di Milano, Beppe Sala.
Le resistenze sul ritorno come protagonista di Torino rimangono forti. Attilio Fontana sa bene che ogni modifica al masterplan, ovvero il cronoprogramma di un evento, legato alle candidature deve essere approvato all’unanimità dai soci della Fondazione. Ma proprio in tale ambito potrebbe far sentire la sua voce il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, che finanzia le Olimpiadi Invernali 2026 con 900 milioni di euro. E che ha anche l’ultima parola sulle sedi delle gare. Torino è pronta con un impianto già testato. Allora perché spendere centinaia di milioni di euro di risorse pubbliche per edificare un impianto che al termine della manifestazione potrebbe rappresentare soltanto l’ennesima cattedrale nel deserto?
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