Mentre l’inflazione galoppa e il carovita morde, gli istituti di credito non stanno a guardare: molti correntisti in queste ore stanno avendo spiacevoli sorprese sul loro conto in banca.
In tempi di inflazione alle stelle, tenere i soldi parcheggiati sul conto corrente bancario o postale, si sa, è controproducente: numeri alla mano, significa polverizzare il potere d’acquisto dei propri risparmi e, dunque, perdere denaro. Ma ora, ironia della sorte, le banche stanno anche aumentando i costi a carico dei correntisti, sull’onda dei rincari generali.
Il Sole 24 Ore, autorità indiscussa in materia di informazione economico-finanziaria, ha analizzato come i vari istituti di credito stiano aumentando le voci di costo. C’è chi ha peggiorato le condizioni economiche e chi sta intervenendo a favore dei clienti privati e delle imprese. Vediamo lo scenario nel dettaglio.
Quell’aggravio che non ti aspetti sul conto in banca
Il quadro – e per fortuna – è frastagliato. Se da un lato la corsa dell’inflazione sta spingendo alcune banche ad aumentare le voci di costo dei conti correnti, peggiorando così le condizioni per i loto clienti, altri istituti di credito si muovono in senso contrario. I colleghi del Sole 24 Ore hanno analizzato nel dettaglio gli interventi di alcuni dei principali nomi del settore, da Unicredit a Widiba.
La banca di Piazza Gae Aulenti lo scorso 18 dicembre ha inviato una lettera con quale comunicava di intervenire con un giro di vite sulle condizioni di conto, applicando un aggravio del 7,52% su tutte le principali voci. Ma ora fa sapere che, alla luce della dinamica dei tassi di interesse che ha comportato un ritorno a un valore positivo degli stessi, la banca, come da impegni assunti in precedenza per i clienti che hanno avuto modifiche unilaterali peggiorative sulla scia dell’andamento dei tassi di mercato, provvederà dal 1° aprile prossimo ad annullare quelle maggiorazioni.
Mano tesa ai clienti anche da parte di Credem che ha azzerato da gennaio gli aumenti applicati con modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, mentre Bpm lo farà da aprile. Intesa San Paolo, altro peso massimo del settore, è intervenuta caso per caso; Bper ha ridotto solo sul segmento imprese, esattamente come Banco Desio; Bnl Bnp Paribas, ha cancellato le spese forfettarie sulla base delle giacenze medie che aveva attivato per i conti correnti delle aziende-clienti; Fineco si è detta disponibile a farlo se le condizioni resteranno favorevoli.
E ancora: Mps e Widiba, se il trend in atto relativo all’andamento dei tassi sarà confermato, sono pronte a riallineare le condizioni contrattuali a quelle in vigore in precedenza, più favorevoli, per tutta clientela privata. E così pure Deutsche Bank, le cui maggiorazioni hanno riguardato pochi clienti in quanto ne sono stati esclusi i clienti del segmento private e wealth. A voi ora la scelta.