Il 2023 si sarebbe dovuto aprire con un aumento generale delle buste paga grazie ai bonus e al taglio del cuneo fiscale.
Gli aumenti veri e propri, però, si avranno soltanto in un secondo momento, così come le cifre precise di quanto peseranno tali aumenti. Ecco cosa c’è da sapere sugli stipendi 2023.
Una delle promesse elettorali più altisonanti di Giorgia Meloni, e una delle sfide più immediate del nuovo Governo, quella dell’aumento degli stipendi dei lavoratori. La busta paga dei lavoratori dipendenti nel 2023 dovrebbe aumentare grazie alla combinazione di molteplici fattori. Il primo, direttamente collegato alle azioni del Governo, è il taglio del cuneo fiscale del 3% per i redditi tra i 20.000 e i 25.000 euro. Entro questo range di reddito personale, i lavoratori avranno un aumento di stipendio dovuto al fatto che pagheranno meno tasse sui proprio stipendi. Il taglio, sulla scia del taglio contributivo di Mario Draghi, permetterebbe ai lavoratori di risparmiare di tasse fino a 35 euro al mese, pari al 3% dei loro obblighi contributivi. I lavoratori con reddito fino a 35.000 euro, invece, rimarrebbero con l’attuale taglio del 2% previsto dal Governo Draghi.
Un secondo, importante aumento, verrà dagli anticipi sui nuovi contratti collettivi per i lavoratori del settore pubblico. In questo caso di parla di un aumento dell’1,5% per tutti i lavoratori pubblici che non hanno ancora avuto gli aumenti dovuti ai nuovi contratti collettivi, scaduti nel 2019 e ancora in via di discussione per il rinnovo. Sia questi che il taglio del cuneo fiscale, tuttavia, non arriveranno di sicuro in tempo per la busta paga di gennaio. Questo perché ai datori di lavoro deve ancora arrivare comunicazione di come, nella pratica, garantire i contributi. Si attende dunque la circolare INPS che spieghi come verranno praticamente elargiti gli aumenti.
Per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale 2023, la misura doveva essere già disponibile a gennaio 2023, tuttavia non sarà così. Questo per i ritardi nelle comunicazioni da parte dell’INPS, praticamente la fornitrice di questi aumenti. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, quindi, di dovrà attendere almeno fino a febbraio, a meno che l’INPS non faccia uscire la sua circolare negli ultimi giorni di questo mese.
Discorso diverso per quanto riguarda i lavoratori autonomi. Questi potrebbero decidere di applicare fin da subito lo sgravio fiscale senza attendere le disposizioni dell’INPS, che per loro non valgono. Nella pratica, però, si tratterebbe di un rischio, perché potrebbero esserci variazioni dell’ultimo minuto. Così come successo nel 2022, è possibile che anche gli autonomi decidano di aspettare.
Oltre al taglio del cuneo fiscale, i lavoratori dipendenti pubblici possono contare anche sull’aumento dell’1,5% del 2023. Per questo è, invece, assolutamente certo che l’aumento non sarà disponibile a gennaio 2023. Questo perché, a quanto fa sapere NOIPA, l’autorizzazione dell’INPS per procedere agli aumenti è indispensabile.
Nonostante le buste paga di gennaio non saranno alte come previsto, però, gli aumenti sono solo rimandati e non annullati. Infatti, tutti gli aumenti ritardati per gennaio 2023 potranno essere applicati in seguito tramite conguaglio. I soldi di gennaio, quindi non andranno persi per questi problemi tecnici, ma solo percepiti in seguito.
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