Tutto quello che non si sa sulla tassa sui rifiuti, la Tari se non pagata va in prescrizione, cosa succede a quel punto?
Il pagamento della Tassa sui rifiuti, o semplicemente Tari, spetta a tutti i possessori o detentori di immobili e aree in grado di produrre rifiuti urbani. In sostanza 1 per abitazione. Questa tassa non dipende dall’effettivo utilizzo del servizio, ma deve essere pagata a prescindere solo per l’avere un tetto sopra la testa.
La tassa sui rifiuti è un’imposta di tipo locale, pertanto ha tempi di prescrizione decisamente più brevi rispetto alle imposte statali. Di preciso, i tributi locali, compresa la Tari, hanno un termine di prescrizione pari a 5 anni. Il conteggio parte dal 1° gennaio dell’anno successivo all’anno in cui matura il tributo e bisogna effettuare il versamento, da quel momento vanno contati 5 anni. In sostanza, il comune ha tempo per richiedere il pagamento entro il 31 dicembre del quinto anno. Non tutti sanno che c’è un’occasione sola per la quale è possibile evitare di pagare la Tari, ed è proprio quando va in prescrizione. Questo significa che se il comune supera i limiti per pretenderne il pagamento, il debito è nullo. Ma vediamo nel dettaglio come funziona.
Tassa sui rifiuti: la Tari dopo 5 anni va in prescrizione, ma che significa?
Essendo da poco iniziato l’anno, sono di recente andati in prescrizione alcuni debiti sulla Tari. In particolare, dal 1° gennaio 2023 non è più dovuto il pagamento della tassa relativa all’anno 2017. Ma quando è possibile non pagarla? Il comune potrebbe continuare ad inviare avvisi di pagamento legittimi, ma in alcuni casi è possibile evitare di pagarla. Se si riscontra qualche incongruenza, si può infatti impugnare la richiesta entro 60 giorni dal ricevimento.
Se si riesce a comunicare entro 60 giorni la richiesta e se effettivamente risultiamo esonerati al pagamento, possiamo anche stracciare l’avviso di pagamento ricevuto. Oltre questo limite, oppure senza l’impugnazione, invece, l’atto diventa definitivo e il pagamento è dovuto nonostante la prescrizione. Quest’ultima, infatti, non viene rilevata d’ufficio ma deve essere richiesta dalla parte interessata.
Come funziona l’invio della richiesta dopo la prescrizione per evitare il pagamento Tari
Allo stesso tempo, prima di agire con il ricorso, è possibile anche presentare direttamente al comune un’istanza di autotutela per chiedere l’annullamento della richiesta di pagamento per via della prescrizione. Questo, tuttavia, è possibile soltanto se non è stata interrotta la prescrizione della Tari. Ogni richiesta di pagamento, infatti, fa ripartire il calcolo dei 5 anni dal giorno successivo al ricevimento. La stessa normativa prevista per la prescrizione della Tari si applica anche alla cartella di pagamento della Tari.
Questo è rilevante nel caso in cui il comune abbia provveduto a richiedere il pagamento nei tempi previsti, ma che per il mancato saldo del tributo, questo sia stato iscritto a ruolo. Che significa ciò? In questo caso, il comune affida a un agente per la riscossione esattoriale il recupero coattivo dell’importo. Il primo passo di questa procedura è proprio l’invio della cartella di pagamento che, al pari della Tari stessa, va in prescrizione dopo 5 anni, contati questa volta dal giorno successivo al ricevimento. Quindi arriva all’indirizzo un’altra comunicazione ma non da parte del comune bensì da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il debitore è tenuto comunque al ricorso presso la Commissione tributaria provinciale.