Sciopero dei benzinai. Il primo, vero scoglio del governo guidato da Giorgi Meloni. E, forse, il primo, autentico flop. Come stanno realmente le cose?
Il primo stop. Sulla benzina si sono “infiammate” le prime polemiche e forti critiche al governo di Giorgia Meloni, sostenuto dalla maggioranza di centro – destra uscita trionfalmente vincitrice dalla prova elettorale datata 25 settembre 2022.
Lo sciopero dei benzinai mette fine al periodo di prova del governo, quei primi 100 giorni, o giù di lì, in cui il governo appena insediato comincia a muovere i suoi primi passi e a prendere le prime decisioni che, solitamente, fanno intravedere gli orientamenti futuri.
Tre mesi, giorno più giorno meno. Chiediamo scusa se non siamo precisi come il ministro dell’Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini che, in ogni pubblica occasione specifica esattamente, tranne qualche comprensibile vuoto di memoria, i giorni dall’inizio del suo prestigioso incarico. Tre mesi in cui l’esecutivo di Giorgia Meloni ha vissuto la canonica luna di miele che si garantisce a tutti i nuovi governi. Politica internazionale e politica interna hanno dovuto seguire delle strade ben definite, che non potevano essere mutate, almeno in questo momento. Per cui tutto è filato liscio, fino ad un certo punto.
Il governo di Giorgia Meloni non ha prorogato il taglio delle accise sui carburanti deciso dal governo precedente a guida Mario Draghi e questo ha provocato l’immediato rialzo del prezzo dei carburanti stessi. La premier aveva deciso di prorogarlo, anche se in versione ridotta, fino al 31 dicembre 2022. Scaduto questo termine è cessato lo sconto. Ed è iniziato lo scontro…con i benzinai, assolutamente contrari all’esposizione dei cartelli con il prezzo medio dei carburanti previsto dal decreto trasparenza. E i sindacati dei benzinai Faib, Fegica e Figisc hanno confermato lo sciopero di due giorni del 25 e 26 gennaio.
Le rappresentanze di categoria non hanno accettato il ruolo di capri espiatori, di coloro cioè che hanno causato l’aumento dei prezzi dei carburanti dovuto, invece, soltanto alla decisione dell’esecutivo Meloni che non ha inteso prorogare il taglio delle accise sui carburanti perché deciso ad investire altrove le risorse economiche richieste dalla proroga. Questa situazione potrebbe rappresentare una sorta di anticipo di quello che potrebbe accadere nel mese di marzo, quando il governo di Giorgia Meloni si troverà tra le mani la patata bollente dei bonus da rinnovare per tamponare l’inflazione ed il caro – bollette.
Non è escluso che il governi effettui nuovi tentativi per tentare di scongiurare uno sciopero che potrebbe rappresentare la prima, vistosa sconfitta dell’esecutivo. La risposta dei benzinai non poteva che essere questa, decisa ed univoca. E sono in tanti, tra i cittadini, ad essere dalla parte dei benzinai, accusati di essere responsabili di qualcosa di cui non hanno responsabilità alcuna.
Le sanzioni, poi, cui andrebbero eventualmente incontro, nel caso in cui non rispettassero l’obbligo di comunicazione dei prezzi della benzina settimanale ed ogni variazione del prezzo, ovvero la chiusura per omessa comunicazione dopo 4 omissioni nell’arco di 60 giorni, chiusura da 1 a 30 giorni, le sanzioni che possono poi andare da un minimo di 200 euro ad un massimo di 800 euro, a seconda del fatturato dell’impianto, rappresentano ancora delle sanzioni eccessivamente alte, nonostante siano già state corrette e alleggerite dal governo. Evidentemente non abbastanza.
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