Scadenza UE 2033 e la ristrutturazione delle nostre abitazioni. L’unione Europea ha dettato i suoi tempi. Per gli italiani come cambieranno le cose?
L’Unione Europea la sua scelta l’ha fatta da tempo. E intende perseguirla. La scelta green è una delle priorità di Bruxelles ed i piani non sono mutati nonostante l’ultimo triennio abbia “concesso in dono” al vecchio continente una pandemia, di Covid – 19, anni 2020 – 2022, non ancora completamente debellata e una guerra, tra Russia ed Ucraina di cui non sentivamo affatto la mancanza.
La strada è però segnata. Potranno esserci dei ritardi dovuti alle note vicende di cui sopra, ma nessun rinvio. La salute del nostro pianeta ha la priorità. In questa direzione si muovono anche i dettami, ancora in forma di bozze, che intendono regolamentare la messa a norma del maggior numero di abitazioni nei diversi Stati al fine di una drastica riduzione dei consumi energetici.
Scadenza 2033, è giusto tremare o no?
La sua denominazione esatta è Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia ed appena presentata ha già scatenato un vespaio di polemiche, soprattutto in Italia. Ma di cosa si tratta? Trattasi di un pacchetto di norme che l’Unione Europea ha preparato e teso a promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti, gettando parimenti le basi tecniche di quelle che invece saranno le nuove costruzioni, per ridurre, sostanzialmente, i consumi energetici, e quindi le bollette, degli immobili dei 27 Stati membri. Obiettivo dichiarato, chiaro ed esplicito, è l’abbattimento di CO2.
Da qualche giorno, sui media italiani, sono comparse alcune informazioni che hanno allarmato i proprietari di abitazioni private. Secondo tali fonti l’Europa stava mettendo mano ad una legge per vietare la vendita o l’affitto di immobili che risultassero appartenenti alla classe energetica G, la più bassa delle 10 che compongono la scala di prestazioni, a partire dall’anno 2030. Facendo una rapida rassegna delle abitazioni del nostro paese ci accorgiamo che praticamente un edificio su tre occupa il gradino più basso. Questo significherebbe il via libera ad un numero enorme di ristrutturazioni.
Ma le cose non stanno esattamente così, dal momento che tale divieto, non è mai diventato legge. Ciò che la Commissione europea ha fatto è stato, semplicemente, fissare una serie di obiettivi da proporre, e far raggiungere, ai 27 Stati membri. Tra questi vi è una sorta di obiettivo minimo, che riguarda il rinnovo di almeno il 15% del patrimonio immobiliare, portandolo dall’ultima classe, la G, almeno alla penultima, ovvero alla classe F. Questo passaggio dovrà avvenire entro il 2030 e il passaggio dalla classe F alla E entro il 2033. Ma quanti edifici saranno interessati a queste riqualificazioni?
Oltre 3 milioni
Secondo le previsioni gli edifici residenziali interessati alla riqualificazione entro il 2033 saranno dai 3,1 ai 3,7 milioni su un totale di abitazioni che supera quota 12 milioni. Per raggiungere tale scopo non è da escludere il ricorso a finanziamenti pubblici che possono essere paragonati a quanto avvenuto in Italia con il Superbonus 110%.
La priorità assoluta verrà data, verosimilmente, ai proprietari di piccole case e di appartamenti in condominio in maniera tale a poter consentire alle nome dell’Unione Europea di raggiungere più velocemente i suoi due obiettivi primari, affrontare la povertà energetica e la riduzione dei consumi.