Momento difficilissimo per il nostro Paese. Sugli stipendi e pensioni vi è un crollo del 10%: ecco come funziona questa stangata
Nel nostro Paese si sta registrando una crisi energetica con pochissimi precedenti nella storia. Dopo i due anni pesantissimi di pandemia (che a quanto pare non è ancora finita), si è aggiunta la situazione di guerra in Ucraina che ha avuto riscontri economici anche in Europa.
L’aumento del prezzo dell’energia delle bollette, l’inflazione e i rincari dei prezzi di carburante e prodotti al supermercato ha letteralmente indebolito il poter d’acquisto dei cittadini. Una situazione che non è stata ribaltata dall’aumento delle retribuzioni, anzi. Per stipendi e pensioni vi è un crollo del 10%. Ecco come funziona questa stangata.
Crollo del 10% per stipendi e pensioni
In Italia le retribuzioni risultano essere sempre più basse. Negli ultimi 13 anni, infatti, c’è stato un crollo del 10% degli stipendi. Una situazione appesantita anche dall’entità del cuneo fiscale il quale, seppur essendo sceso, resta ancora maggiore al 45% durante il 2020. A scendere è anche l’occupazione rispetto a tre mesi fa, dove si vede una flessione di circa lo 0,1%. Ovviamente il contesto viene ulteriormente peggiorato dalla situazione inflazionistica in Italia e in Europa, la quale ha fatto scendere di molto il potere d’acquisto delle persone.
Secondo un indagine svolta sui cittadini italiani stiamo assistendo ad una perdita del potere di acquisto di circa duemila euro all’anno, mentre i contributi sociali erogati dai datori di lavoro hanno visto un calo del 4%. Una tendenza che si è acuita anche a causa delle varie misure volte ad incoraggiare la decontribuzione. Nel 2020 il cuneo fiscale e contributivo ammontava a 14.600 euro, con una riduzione del 5,1% rispetto all’anno precedente. Ma, come già detto, questo risulta ancora essere troppo elevato, in quanto supera il 45% del costo del lavoro. Quest’ultimo risulta essere maggiore nelle regioni del Nord Italia, in quanto i redditi sono più alti.
Secondo l’Istat, infatti, da questa situazione e contesto economico sociale si possono trarre alcune conclusioni. In particolare la quota di retribuzione netta riferita al lavoratore ha raggiunto un valore minimo pari al 53,3% nel Nord-Ovest del Paese. Un quadro generale che rispecchia le difficoltà economiche presenti in molti comparti della società italiana, compreso ovviamente quello del lavoro.
Le cifre
Il costo della vita in Italia, a causa della guerra e dell’aumento dei prezzi scatenato dall’inflazione, cresce sempre di più e in maniera costante. Una situazione che non ha portato ad un aumento delle retribuzioni. Ad oggi lo stipendio medio in un lavoratore nel nostro Paese risulta essere di circa 17.335€ l’anno, 650€ in meno rispetto a quattro anni fa.
Ma a stupire sono i dati delle lavoratrici donne: queste, infatti, guadagnano circa 5.000€ in meno rispetto agli uomini in un anno. A sottolinearlo è anche l’Istat, il quale parla di “differenze di genere evidenti”. In cifre, infatti una lavoratrice donna ha un reddito da lavoro dipendente del 74% rispetto a quello degli uomini.