L’INPS rischia di non poter più pagare le pensioni tra qualche anno. E’ allarme pensioni in Italia. Che il nostro sistema pensionistico sia sull’orlo del fallimento lo si sa da tempo ma adesso c’è anche l’anno in cui andrà praticamente in default.
Smettere di lavorare per godersi il pensionamento diventa sempre di più complicato. Nonostante i vari scivoli e le opzioni per andare via in maniera anticipata dal lavoro la situazione peggiora sempre di più.
Il Governo Meloni ha provveduto a prorogare anche per il 2023 l’Opzione Donna e la Quota 103 ma si tratta di una soluzione tampone. Serve una riforma strutturale delle pensioni per scongiurare quello che sarà un vero e proprio dramma.
Pensioni a rischio dal 2050: Tridico lancia l’allarme sui conti Inps
A lanciare l’allarme sull’equilibrio economico dei conti dell’INPS ci ha pensato il presidente dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, Pasquale Tridico il quale ha dichiarato che se oggi ci sono circa 1,4 lavoratori per ogni pensionato, questo rapporto scenderà a 1,3 nel 2029 e a 1 nel 2050. Il rapporto minimo per garantire l’equilibrio finanziario dovrebbe essere di 1,5. Urge dunque una riforma strutturale da parte del Governo che per adesso nicchia anche perchè le casse dello Stato non sono floride ed una riforma del sistema pensionistico sarebbe gravosa e soprattutto non sostenibile con il bilancio dello Stato. Se non ci saranno interventi nel 2050 l’INPS non sarà più in grado di pagare le pensioni.
Nei mesi scorsi lo stesso Tridico aveva proposto una soluzione per evitare il collasso. Il numero uno dell’INPS aveva lanciato la proposta della cosiddetta pensione in due tempi: l’ipotesi è di anticipare, per chi abbia compiuto 63-64 anni e volesse lasciare il lavoro, solo la quota contributiva della pensione rinviando l’assegno totale, comprensivo anche della parte retributiva, al compimento dei 67 anni. Una volta raggiunta la pensione di vecchiaia invece al lavoratore spetterà l’assegno pieno, completo di quota retributiva e quota contributiva. I costi, secondo l’INPS, si aggirerebbero intorno ai 4.2 mln di euro tra il 2022 e il 2027 che sarebbero poi recuperati da risparmi di spesa che dal 2027 al 2031 potrebbero ammontare a circa 2 mld di euro complessivamente.
Cosa accade se l’INPS non può pagare pensioni
In caso di default dell’INPS nel 2050 le conseguenze sarebbe la paralisi totale. Le pensioni praticamente non verrebbero più garantite a fronte anche di un tasso di occupazione basso. Infatti se non c’è adeguato turnover tra chi va in pensione e chi invece inizia a lavorare le pensioni non possono essere pagate. L’Italia oggi si trova in una situazione piuttosto paradossale perchè ha la media età, specialmente nel settore pubblico, tra le più alte d’Europa. Questo ha delle ripercussioni in termini di efficienza ed anche costi perchè più si va avanti con l’età e più il costo del lavoro aumenta per chi deve sostenerlo. Nonostante gli incentivi al pensionamento anticipato al momento resta ancora basso il livello di occupazione nel pubblico. Si stima che entro il 2030 andranno in pensione 1 milione di dipendenti pubblici.
Se volessimo quindi assicurare un turnover al 100% del personale in uscita per pensionamento, sarebbero necessari concorsi pubblici che annualmente permettano l’assunzione di almeno 100mila unità l’anno per i prossimi dieci anni. Negli ultimi 10 anni raramente si è superata quota 80 mila assunzioni annue. Serve una svolta e soprattutto concorsi per assumere personale.