In Microsoft si parla di 11.000 licenziamenti.
Una cifra chiaramente enorme ma che non arriva da sola. Le aziende tecnologiche avevano sempre avuto un vanto, vale a dire quello di aumentare sempre i loro dipendenti e di non licenziare mai.
I grandi colossi della silicon Valley cercavano sempre nuovi dipendenti e questo offriva un po’ il mito di aziende dinamiche, vincenti, in continua espansione proprio perché creatrici di un futuro. Si trattava di una vera e propria mitologia che aveva contribuito al fascino di queste aziende.
Stavolta la bolla tecnologica non scoppia in borsa
Quando un’azienda come Microsoft promette letteralmente di creare il futuro della gente, è normale che abbia bisogno di sempre maggiori dipendenti e proprio il fatto di non licenziare mai stava in un certo senso a garantire che questo futuro dalle prospettive illimitate si stava effettivamente materializzato.
Ma ultimamente aziende come Twitter, Facebook e tante altre alle volte meno note ma sempre legate al mondo della tecnologia stanno annunciando pesanti licenziamenti. Anche Amazon ha cominciato a licenziare e oggi arriva la notizia dei licenziamenti in Microsoft. In realtà già da tempo si parla dello scoppio di una bolla tecnologica ma quello che sta emergendo in modo piuttosto paradossale in queste settimane è come questa volta lo scoppio della bolla tecnologica sembra avvenire dal punto di vista occupazionale.
Molto diverso dalla bolla del 2000
Sostanzialmente questa volta rispetto alla bolla delle dotcom del 2000 la crescita ipertrofica delle aziende non è avvenuta sul fronte dei valori borsistici come era stato allora, ma è avvenuta dal punto di vista strutturale. Infatti queste aziende si sono dotate di tantissimi dipendenti ma poi un po’ la disoccupazione tecnologica è un po’ i problemi legati attualmente all’economia hanno portato a questi clamorosi tagli.
Questo scoppio della bolla tecnologica occupazionale piuttosto che borsistico però non è meno tragico di quello del 2000, anzi forse lo è di più. Infatti da un lato ci racconta di come il mito di queste aziende ormai sia praticamente infranto e dall’altro ci ricorda come la disoccupazione tecnologica sia un mostro sempre più minaccioso.
Una situazione innovativa: stavolta non sono i valori borsistici ad essere gonfiati
Quello che colpisce di questo scoppio della bolla tecnologica/occupazionale è il fatto che queste aziende sostanzialmente dopo un ciclo di espansione durato tantissimo per la prima volta si stanno contraendo ma non lo stanno facendo sui listini di borsa come tutti si sarebbero aspettati bensì lo stanno facendo dal punto di vista vero e proprio della produzione.
Sicuramente si tratta di un innovativo scoppio di bolla ma si tratta anche di uno scoppio di bolla tecnologica/occupazione sul quale ci sarà sicuramente tanto da riflettere. Qualcuno parlerà di una situazione fisiologica ed altri delle avvisaglie della recessione. Ma lo scoppio della bolla occupazionale sulla tecnologia ci racconta di come questo settore sia molto diverso rispetto al passato e di come un grande ciclo si sia chiuso.